Jenny Saville


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Il Museo del Novecento di Firenze ospita, fino al 20 febbraio 2022, la mostra retrospettiva di Jenny Saville (Cambridge, 1970), che coinvolge alcuni dei luoghi più suggestivi di Firenze ed è concepita come una sorta di mostra diffusa composta da dipinti e disegni degli anni Novanta e lavori appositamente realizzati per l’occasione. A curare la mostra è il direttore del museo, Sergio Risaliti, mentre a promuoverla il Comune di Firenze in collaborazione come spesso ultimamente avviene, con alcuni dei maggiori musei della città: quello di Palazzo Vecchio, dell’Opera del Duomo, il Museo degli Innocenti e Casa Buonarroti, tutti luoghi in cui verranno esposte opere della pittrice inglese.

Saville trascende i limiti tra figurativo e astratto, tra informale e gestuale, riuscendo a trasfigurare la cronaca in un’immagine universale, un umanesimo contemporaneo che rimette al centro della storia dell’arte la figura, sia essa un corpo o un volto, per dare immagine alle forze che agiscono dentro e contro di noi.

Il percorso di mostra delinea la forte correlazione tra Jenny Saville e i maestri del Rinascimento italiano, in particolare con alcuni grandi capolavori di Michelangelo. Emergono alcuni dati, come la misura monumentale dei dipinti, tratto distintivo del linguaggio figurativo dell’artista fin dai primi anni della sua carriera, così come la sua ricerca incentrata sul corpo, sulla carne, e su soggetti femminili nudi, mutilati o schiacciati dal peso e dall’esistenza.

Nelle sale del Museo Novecento, tra piano terra e primo piano, è esposta una serie cospicua di dipinti e disegni, circa un centinaio di opere di medio e grande formato che coprono un ampio arco di tempo, che va dagli inizi degli anni Duemila fino a questi ultimi mesi. Nel loggiato esterno del museo è aperta una vetrina affacciata sulla piazza per rendere visibile sia di giorno che di notte un dipinto di grande formato esposto sopra l’altare all’interno della ex chiesa dello Spedale, un ritratto monumentale di Rosetta II (2000-06), una giovane donna non vedente conosciuta dall’artista e ritratta come un cantore cieco o una mistica in estatica concentrazione. Un confronto fortemente voluto e ricercato dal direttore del museo con il Crocifisso ligneo di Giotto sospeso al centro della navata di Santa Maria Novella, ben visibile fin dall’esterno del sagrato quando il portale della basilica domenicana si trova aperto.

Nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio è esposta l’opera monumentale di maggior risonanza, Fulcrum (1998-99), che consacrò definitivamente Jenny Saville con la sua prima mostra personale, Jenny Saville: Territories alla Gagosian Gallery nel 1999.

L’appassionato e coinvolgente dialogo di Saville con le opere e le iconografie di Michelangelo raggiunge l’acme al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, parte del complesso monumentale dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Qui, nella sala dove si conserva la Pietà Bandini (c. 1547-55), tra le ultime ‘fatiche’ del ‘divino’ Buonarroti, è esposto un disegno di grande formato, circa tre metri di altezza, a cui l’artista londinese ha iniziato a dedicarsi dopo un sopralluogo a Firenze due anni orsono. Allo stesso modo, la concezione della figura femminile in relazione alla maternità è racchiusa nei due dipinti presentati nella Pinacoteca del Museo degli Innocenti: The Mothers (2011) e Byzantium (2018). Nelle sale di Casa Buonarroti, i disegni di Jenny Saville Study for Pietà I (2021) e Mother and Child Study II (2009) presentano un omaggio consapevole e per nulla anodino ai disegni e ai bozzetti michelangioleschi (1517-1520). Non mancano tuttavia, con dipinti quali Aleppo (2017-18) e Compass (2013), le tematiche care alla poetica di Saville, così tenacemente legate alla contemporaneità.

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