Peter Halley


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Peter Halley (1953), figura centrale del Neo Concettualismo americano, espone al Museo Nivola di Orani (Nuoro) fino al 27 giugno prossimo, una installazione site specific. La mostra è a cura di Giuliana Altea, presidente della Fondazione Nivola e Antonella Camarda, direttrice del Museo Nivola.

Halley si afferma negli anni ‘80 con dipinti geometrici che esplorano le strutture fisiche e psicologiche dello spazio sociale. Raccogliendo l’eredità di artisti come Albers, Mondrian e Malevič, Halley elabora un originale campionario di forme ispirato al mondo digitale e allo spazio urbano, reso attraverso campiture regolari di pitture industriali dai colori fluo.
Il circuito e la prigione sono due dei suoi temi ricorrenti, simboli della società del controllo.

Progressivamente, la struttura razionale della composizione si complica, diventando sempre più caotica e quasi parodistica.

Foto Peter Halley, New York Lever House, New York, 2018

Dalla metà degli anni ‘90, Halley utilizza anche software per sviluppare le sue composizioni e, affascinato dalla rivoluzione digitale, si dedica a ricerche sulle tecniche di stampa, mentre dalla fine degli anni ‘90, assembla differenti telai per costruire strutture complesse che sfidano le convenzioni della pittura. A partire dagli anni 2000, combinando stampa digitale e pittura, realizza installazioni, capaci di stravolgere e trasfigurare lo spazio fisico in cui sono collocate. È ciò che accade anche al Museo Nivola. Per questo spazio, l’artista ha realizzato un intervento di copertura totale delle pareti dello spazio espositivo, creando un ambiente immersivo, di forte impatto visivo e psicologico, destinato a farsi luogo d’incontro e sede di spettacoli e manifestazioni. Nel suo percorso artistico è frequente la collaborazione con altri artisti e designer. Particolarmente forte quella con Alessandro Mendini con cui collabora nel 2008 per la mostra alla Galleria Massimo Minini, a Brescia, e ancora nel 2013 alla Mary Boone Gallery di New York e ulteriormente, l’anno successivo, alla Cartier Foundation a Parigi.
L’esperienza di lavoro a quattro mani era già stata “collaudata” da Halley nel 2007, con la collaborazione con Matali Crasset alla Galerie Thaddaeus Ropac di Parigi. Dieci anni dopo, nel 2017, ad affiancarlo è Lauren Clay, al Paradise City, in Corea.
Le opere di Peter Halley sono presenti nelle collezioni dei più importanti musei del mondo, dal MoMA di New York alla Tate di Londra, allo SFMoma di San Francisco e la sua attività espositiva si estende da entrambi i lati dell’Atlantico

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