La mostra dedicata all’opera grafica di Antoni Clavé (Barcellona, 1913 – St Tropez, 2005), appena allestita al MIG, Museo Internazionale della Grafica di Castronuovo Sant’Andrea in Basilicata, sarà visitabile fino al 28 febbraio e in questi tempi di chiusura a causa delle restrizioni, sarà presentata e commentata quotidianamente, 24 ore su 24, dai tanti scrittori, critici e storici dell’arte che si sono occupati di Antoni Clavé. Alcuni esperti saranno pronti a rispondere, sulla pagina facebook del MIG, alle eventuali domande dei visitatori.
Continua così l’impegno di valorizzazione, formazione e trasmissione della storia della grafica che il Museo svolge ogni giorno a livello nazionale, non si ferma, con Antoni Clavé, il grande artista spagnolo che anche nella grafica ha mostrato il suo carattere di sperimentatore pieno di risorse, costantemente rivolte verso la contemporaneità ma senza mai dimenticare le origini catalane. I lavori dell’adolescenza e della prima giovinezza (imbianchino, cartellonista pubblicitario, decoratore) che lo porteranno alla conoscenza approfondita dei materiali praticati dalle avanguardie (corde, stoffe stampate, sete, cartone ondulato, legno, lastre di rame, sacchi, velluto, bronzo, gesso, carte sgualcite, giornali, ecc.), i linguaggi adottati, spesso combinati insieme (pittura, scultura, disegno, collage, assemblages, scenografia, grafica), il pensiero, coltivato in frequentazioni fondamentali per un artista di razza (Dürer, Rembrandt, Goya, il Barocco, El Greco, Bonnard, Vuillard, Rouault, Soutine, Picasso), guidano la ricerca di Clavé nella costruzione di un mondo carico di immagini e colori senza confini: uno scrigno di ricordi e di valori perduti ma anche un annuncio delle complessità del nostro futuro che lo rendono una delle figure più interessanti della storia dell’arte del Novecento.
La mostra, a cura di Giuseppe Appella che in questa occasione vuole ricordare gli incontri con Clavé, comprende 65 opere datate 1946/1948-1975, dal libro d’artista “Candide” di Voltaire, edito da Jean Porson, con 46 litografie in bianco e nero (un vero e proprio manifesto: “Le Monde est un grande naufrage. La devise des hommes est: Sauve qui peut! J’en reviens toujours à Candide: il faut finir par cultiver son jardin”), profondo nella penetrazione psicologica dei personaggi resi con cristallina chiarezza nella loro scoperta del mondo reale, alle acqueforti, acquetinte, carborundum che sottolineano l’amicizia con Henri Goetz al quale il Mig nel 2015 ha dedicato una vasta antologica, rievocativa anche dei passaggi da Castronuovo.
“Candide” anticipa l’intero lavoro di Clavé che, alla ricerca di un “suo” linguaggio, tutto gesto, segno e forma sostenuti da un approccio classico e dal colore-bagliore protagonista assoluto, non si è risparmiato esperienza alcuna ma sempre sottraendosi, con occhio disincantato, al compiacimento delle materie usate e all’estetismo. Il corpo a corpo con le tecniche, da “combineur des choses”, evidente nella scultura come nella grafica, è sottolineato da una sottile malinconia che pervade l’universalità del suo racconto spesso incantato e lirico, portato a non escludere lo scorrere del tempo di continuo presente nelle “tracce” che imprimono sia i dipinti che le incisioni, il ruolo fondamentale della donna, le violenze cui ci sottopone l’esistenza (con dimentichiamo che Clavé ha combattuto nell’esercito repubblicano, durante la guerra civile spagnola), una sotterranea sensualità, l’invito a guardarci dentro.