Negli spazi della Torre 28 dell’antica cinta muraria del Parco Archeologico di Paestum, fino al 17 novembre è esposta una raccolta di circa cento opere tra materiali minimi, tele, grafiche e ceramiche, realizzate durante i numerosi soggiorni pestani di Gillo Dorfles quando, lontano dalle grandi città del nord, l’“angelo della critica” tornava a dipingere.
La mostra è realizzata a cura di Nuvola Lista e Antonello Tolve e nasce da una collaborazione tra il MMMAC | Museo Materiali Minimi d’Arte Contemporanea e il Parco Archeologico di Paestum e Velia, con il sostegno economico della Regione Campania e il patrocinio del Comune di Capaccio Paestum.
Questa mostra si pone in continuità con le installazioni di arte contemporanea già presenti a Paestum come l’opera “Tempi Prospettici” di Carlo Alfano nel museo o “Il Cavallo di sabbia” di Mimmo Paladino nell’area archeologica.
Il direttore del Parco dichiara: “Quando mi è stata proposta una mostra su Gillo Dorfles nella Torre 28 di Paestum sono rimasto entusiasta. L’intenso rapporto che Gillo aveva con il sito di Paestum e che emerge chiaro nelle sue opere d’arte lo pone tra i protagonisti del Novecento che hanno dato nuovo impulso alla conoscenza, alla fama e alla centralità del sito magno-greco nell’arte, nella letteratura e nella cultura contemporanea. Con questa mostra si vuol far inoltre emergere la connessione tra archeologia e contemporaneità in un sito che continua a fornire stimoli e a restituire nuove scoperte e che è in continuo divenire, anche grazie al coinvolgimento di più realtà del territorio come il MMMAC”.
A rendere ancora più coinvolgente l’esposizione alla Torre 28 è inoltre un denso ventaglio di pannelli che accoglie alcune frasi scritte dal Dorfles che accompagnano il pubblico e lo invitano a riflettere sul vasto orizzonte di interessi che hanno alimentato il suo percorso teorico e creativo.
Nel testo introduttivo del catalogo, Nuvola Lista ricorda: “Il suo soggiorno era scandito da lavoro, relax e abitudini. Il lavoro lo vedeva partecipe alle inaugurazioni delle mostre da lui curate, da Mimmo Paladino a Lucio Del Pezzo, da Arnaldo Pomodoro a Carol Rama. Concedeva alcune interviste. Ma in buona parte della sua permanenza era alla ricerca di concentrazione e ispirazione necessarie per dipingere e discutere di progetti futuri. L’atmosfera di Paestum rendeva tutto più semplice”.