All’Accademia di Francia a Roma fino al 13 settembre è allestita una mostra collettiva che riunisce le realizzazioni degli artisti e ricercatori borsisti che operano nel vasto campo della creazione, dalle arti visive al design, dall’architettura alla musica, dal cinema alla letteratura e alla storia dell’arte.
Gli artisti presenti sono: il fotografo e artista visivo Sammy Baloji, gli architetti Frédérique Barchelard e Flavien Menu, lo sceneggiatore Benjamin Crotty, la sceneggiatrice e artista visiva Pauline Curnier-Jardin, il compositore Bastien David, il fotografo Samuel Gratacap, la storica dell’arte Valentina Hristova, lo scrittore Mathieu Larnaudie, il disegnatore e fumettista François Olislaeger, la pittrice Louise Sartor, la scrittrice Fanny Taillandier, Sébastien Thiéry, il compositore Mikel Urquiza, la designer Jeanne Vicerial, la storica dell’arte Sara Vitacca.
I progetti presentati sono 15 e sono il frutto di ricerche, attività e riflessioni coltivate dai borsisti durante la loro residenza a Villa Medici e portano il segno, per contenuti e forme espressive, degli sconvolgimenti dell’anno in corso. Le opere sono esposte negli spazi delle Grandes Galeries, della Cisterna e della Sala Cinema di Villa Medici e mettono in luce la relazione tra creazioni individuali e progetto comune e creando legami artistici tra diverse discipline tracciando traiettorie del momento eccezionale che stiamo vivendo nella coscienza collettiva.
La mostra vuole essere un appello rivolto a tutti noi, la testimonianza e il segno che nascono dopo un periodo di stravolgimento e incertezze che stiamo ancora vivendo e che acquisiscono dunque una forza e un rilievo ancora più importanti come negli intenti del curatore Lorenzo Romito che scrive “L’incipit, di una mostra di cui fino a ieri non avevamo certezza, viene da una dedica fattami da Édouard Glissant sulla quarta di copertina della mia copia del suo libro Poetica della Relazione. Lui, poeta, profeta, sembrava al momento di quell’incontro avvenuto a Roma, poco prima della sua scomparsa, già essere nel centro di quel tourbillon inatteso della prima pandemia globale che ha travolto il tout-monde. Una circostanza da cui non è possibile sottrarci, di cui tutto, anche questa esposizione, diviene conseguenza. Una mostra che viene determinata dall’imprevisto, che tenta di accoglierlo, di condividerlo, sottraendosi dal giudicarlo e da prevederne le conseguenze. Una mostra che abita uno spazio “tra”: tra quello che si intendeva fare e quello che si può e si vuole ancora fare, tra un prima divenuto già distante e un futuro in questo momento privo di certezze. Realizzata in stato di eccezione, la mostra richiama gli artisti all’esplorazione del sensibile, ad agire nella viva carne del cambiamento nel momento in cui ci destabilizza, mentre sta spuntando le nostre matite come le nostre certezze, rendendoci fragili…”
L’esposizione è accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo.