La doppia arte delle foto straordinarie. Riflessione di estetica, che rimandi ad altro da sé


Stampa

Forse, da sempre, l’arte dipinge se stessa, rappresentandosi sia nel gesto di creare sia narrando una forma in un’altra. Probabilmente già le celebri impronte di mani preistoriche risalenti al XXX potrebbero non solo risultare una firma plurima o collettiva, ma essere interpretate quale consapevolezza del proprio ‘lavoro’ estetico. La storia del lungo rapporto di ‘arte nell’arte’ procede lungo i secoli, fin dalle antiche civiltà, trovando nell’autoritratto del pittore alla stregua di una comparsa inserita in un affresco o su una tela accanto a molti personaggi spesso celeberrimi, il primo esempio ‘moderno’ nell’arte rinascimentale italiana, anche se un’autentica riflessione su come e cosa si dipinge spetta quasi due secoli dopo al Diego Velasuez de Las Meninas.

Con il proliferare di arti per così dire intercambiabili a partire dal Novecento grazie ai movimenti avanguardisti e con l’ingresso di inediti linguaggi espressivi, a loro volta, sovente legati a nuove tecnologie, la tendenza di ‘parlare’ di arte visiva non solo attraverso la critica e lo studio, ma pure mediante la ‘traduzione’ di un’immagine in un altro soggetto iconico, diventa sempre più diffusa. In tal senso occorre soffermarsi oggi su un prodotto seriale come il libro in grado, attraverso un neogenere persino un po’ modaiolo quale la graphic novel, riesca a metaforicamente narrare, spiegare, illustrare il primo grande mezzo, in ordine cronologico, di riproduzione visuale della realtà circostante, grazie a un supporto oggettivo: la fotografia.

Si tratta del testo Foto straordinarie della quarantenne bolognese Elleni (dall’ignota biografia) che, nel Marzo 2020, pubblica quest’opera singolarissima per le Edizioni BeccoGiallo dopo il precedente. Straordinarie. Vita e imprese di 30 donne decisamente fuori dagli schemi (2019). Il volume, pitto-fotografico, uscito in una collana intesa a usare la graphic novel quasi in un’ottica neorealista, ha per sottotitolo La storia delle 50 fotografie che hanno cambiato il mondo. Si tratta di titolo e sottotitolo in fondo già visti di recente nel senso che l’editoria internazionale pullula di volumoni illustrati i cosiddetti conflitti e buon blu con sto Google della fotografia incentrate su grandi eventi, come se sia giù giunto il momento di fare i conti con il passato e il presente attraverso il clic di un apparecchio che vende e dipinge meglio di tanti altri medium, dal cinema alla televisione, dal giornalismo alla letteratura, dalla canzone al fumetto.

C’è da aggiungere che, per fortuna, questo tipo di operazioni spesso strumentali (in chiave talvolta industriale) stanno definitivamente cancellando l’idea di un’estetica fotografica ancora basata su canoni pittorialisti, così come vengono insegnati nella maggior parte delle scuole di fotografia. Ma lo specifico della foto non è la rincorsa alla bella forma, sostituendosi al pennello o alla matita, bensì la ricerca a documentare l’attualità, fermando (e immortalando) con uno scatto il flusso reale visibile o da esplorare, come accade nel film Blow Up di Michelangelo Antonioni, non a caso basato su una novella di Jorge Louis Borges.

Ecco quindi che, per descrivere i mutamenti epocali, Elleni di proposito evita il paesaggio, lo still life, il glamour, l’eros, il ritratto in studio, preferendo il reportage in quanto ‘testimonianza civile’, in cui l’arte (o artisticità) è data e colta dalla imprevedibilità dello scatto fotografico. Il periodo disegnato da Elleni riguarda gli anni che vanno dal 1914 al 1993, ossia il ‘secolo breve’ stando alla definizione dello storico inglese Eric B. Hobsbawn, il quale identifica nell’inizio della Grande Guerra e nella fine dell’Est Europa comunista, la drammatica identità di un Novecento contrassegnato via via da violenze, distruzioni, conflitti, dittature, ideologie.

Ma Elleni vuole ricordare il XX secolo facendo riflettere sugli avvenimenti più brutali, sconvolgenti, nichilisti (ma anche su quelli positivi, ottimistici, speranzosi), attraverso le immagini di antieroi per puro caso, che, da vittime spesso innocenti, spassano al ruolo di icone imperiture nell’immaginario collettivo contemporaneo, grazie le istantanee di fotografi coraggiosi, leali, ostinati, persino bizzarri nel perseguire la verità attraverso la propria macchina, che non è uno strumento obiettivo, anche se proprio con questo aggettivo si identifica l’occhio vitreo della fotocamera.

La verità della fotografia, come in qualsiasi forma d’arte, ma in particolare laddove l’aspetto meccanico risulta scientificamente verificabile (appunto foto, cinema, TV, video, eccetera), consiste ‘semplicemente’ nel manifestare il proprio punto di vista, rendendo partecipe l’osservatore (chi vede poi la foto su un giornale o in una mostra) che ciò che sta ammirando non è la realtà, ma una ri-presentazione della stessa ‘realtà’, da un lato fedele all’originale non senza intervenire nel ritocco talvolta, dall’altro lontana nell’essere piatta, bidimensionale, squadrata, con tonalità e colori dissimili da quelli esistenti in natura, in quanto scelti da una gamma ristretta, benché oggi l’elettronica tenda sempre più ad avvicinarsi allo spettro composto da migliaia di sfumature.

In tal senso, dunque, forse è proprio la graphic novel, almeno nel caso di Elleni, ad avvicinarsi maggiormente al senso della fotografia, perché le riduzioni in disegni degli originali avvengono di proposito con un tratto semplificato, ‘grossolano’, infantile, espressionista, quasi a ricordare la messinscena grafo-visiva a cui si assiste, alla quale va aggiunto una sorta di backstage che svela il prima e il dopo delle 50 ‘foto straordinarie’.

Questo articolo non ha ovviamente il compito di recensire le immagini scelte da Elleni, perché contraddirebbe il significato dell’operazione di un testo che può essere gustato come un originale tentativo di raccontare il secolo scorso, ma che nel caso di ‘Verso l’Arte’ deve valore come supporto a una riflessione di estetica, in altre parole a ragionare su una positiva doppiezza o duplicità o dualismo come qualcosa che rimandi ad altro da sé, ovvero sulla doppia arte delle foto straordinarie.

Share Button