Le realtà ordinarie


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In occasione di ArteFiera di Bologna, in ambito al Main project di ART CITY Bologna 2020, a Palazzo De’ Toschi, fino al 23 febbraio, è possibile visitare la mostra “Le realtà ordinarie”, promossa dalla Banca di Bologna e realizzata a cura di Davide Ferri con la presenza delle opere degli artisti: Helene Appel (1976), Riccardo Baruzzi (1976), Luca Bertolo (1968), Maureen Gallace (1960), Andrew Grassie (1966), Clive Hodgson (1953), Maria Morganti (1965), Carol Rhodes (1959 – 2018), Salvo (1947 – 2015), Michele Tocca (1983), Patricia Treib (1979), Phoebe Unwin (1979), Rezi van Lankveld (1973).

Salvo, Arance,1981, olio su tela, cm 19×24,5 – Courtesy Norma Mangione Gallery e Archivio Salvo,Torino, Foto Sebastiano Pellion di Persano

La mostra propone un’indagine su alcuni aspetti della pittura del nostro tempo che si svolge a partire da una idea di rappresentazione dell’ordinario e da una serie di domande sull’iconografia dell’arte e le tendenze artistiche contemporanee.

Il progetto prova tracciare i contorni di un territorio potenzialmente molto ampio; all’interno vi sono inclusi quadri di genere (o ambigui, frammentari tentativi di aderire al quadro di genere), e dipinti più ibridi, quando non proprio astratti, che partono da piccole epifanie, dall’osservazione di fenomeni e accadimenti minimi e quotidiani.

Questa è anche una mostra sul tempo, sullo scorrere di un tempo apparentemente uniforme che si dispiega attorno a soggetti e forme riconducibili al reale, che possono essere variati e ripetuti, articolarsi in serie o emergere come elemento eccentrico all’interno della produzione degli artisti invitati.

La mostra rinvia inoltre a una tradizione novecentesca legata al “ritorno all’ordine” e vuole riflettere sull’ambiguità della parola “ordinario” (etimologicamente: conforme all’ordine), tenendo sullo sfondo la relazione tra lo stato attuale della pittura e i contrasti del momento storico in cui si colloca.

Infine, l’esposizione è attraversata, idealmente, da una luce diurna, meridiana, che illumina uniformemente le cose o può trasfigurarle abbagliandole e facendole virare verso l’astrazione, un’astrazione di “colori luce”, che sottende il ricordo di una figura o che può contenere dei richiami all’ordinario per cenni e vaghe presenze.

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