Lo Scambiapassi


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A Napoli, nella stazione della metro di Piscinola-Scampia, al di sotto di binari e convogli, è stato inaugurato uno spazio, lo “Scambiapassi”, che diventa un tempio permanente dedicato all’arte contemporanea e accoglie le “Arti in viaggio”.

Architettura, fotografia, musica e arte si incontrano in un nuovo spazio urbano condiviso, dove le diverse espressioni d’arte trovano un luogo di convivenza elaborando una fusione completa tra l’elemento sonoro, luminoso e visivo. Il progetto è stato ideato e organizzato dalla Fondazione Plart di Napoli nell’ambito della riqualificazione urbanistica attivata dalla Regione attraverso EAV per il rifacimento della stazione metropolitana di Piscinola-Scampia.

Enzo Palumbo, Scambiapassi Scampia

Il contenitore architettonico di “Scambiapassi” è lo spazio in cui nasce “un museo di terza generazione per la musica sperimentale napoletana”, come l’hanno definito i suoi progettisti Cherubino Gambardella e Simona Ottieri. Un’operazione extra-museale in cui trovano accoglienza i progetti artistici di Luciano Romano, Enzo Palumbo e Gian Maria Tosatti. “Song ‘e mare”, del fotografo Luciano Romano, è un’installazione di quattordici ritratti in bianco e nero di musicisti e cantanti napoletani: Enrico Caruso, Pino Daniele (interpretati da due attori presi di spalle), Lina Sastri, James Senese, Teresa De Sio, Enzo Avitabile, Eugenio Bennato, Lino Vairetti, Enzo Gragnaniello, Raiz, Meg, Francesco Di Bella, Daniele Sanzone (‘A 67) e gli ‘o Rom. Scatti a figura intera, posti l’uno accanto all’altro, lungo la stessa linea d’orizzonte del mare, come maestosa cornice di un cammino suggestivo, percorribile mentre risuona la loro musica, attraverso l’installazione sonora a cura di Désirée Klain (Da Caruso agli ‘A 67). “Elegia di Scampia” di Gian Maria Tosatti è un’opera dedicata alla profonda umanità delle persone conosciute nel quartiere durante gli anni napoletani dell’artista. Infine “Tracce di rissa” è il titolo scelto da Enzo Palumbo per un lavoro che trae origine dal “moto del desiderio”, delineando, mediante l’esercizio percettivo, una forma plastica, basata sull’alternanza irregolare/regolare.

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