A Olivo Barbieri (Carpi, Modena, 1954), considerato tra i maggiori fotografi contemporanei, è dedicata la personale al Centro Saint-Bénin di Aosta aperta fino a domenica 19 aprile 2020. L’esposizione, curata da Alberto Fiz, è organizzata dalla struttura Attività espositive dell’Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta.
Sono esposti oltre 50 lavori in un percorso ventennale che comprende, tra le altre, una serie di grandi immagini fotografiche inedite sulle montagne della Valle d’Aosta realizzate per l’occasione. Per la prima volta, poi, viene presentata la produzione scultorea dell’artista attraverso tre imponenti lavori plastici che occupano l’ala centrale del Centro Saint-Bénin. Le opere in mostra ripercorrono la ricerca compiuta da Barbieri dal 2002 al 2019 sottolineando l’attenzione verso le tematiche connesse con il paesaggio e l’ambiente. Non manca un ciclo d’immagini dedicato alla storia dell’arte antica e moderna e la proiezione di un video del 2006 realizzato in Cina.
Il progetto
ideato per il Centro Saint-Bénin di Aosta, propone l’indagine di Olivo Barbieri
sui parchi naturali, siano essi le Alpi (già nel 2012 la Valle d’Aosta era
stata oggetto di una specifica indagine), le Dolomiti, Capri rivisitata con i
colori della memoria o le cascate più importanti del pianeta.
Si tratta di una rassegna che affronta questioni di fondamentale importanza
come l’esigenza di un rinnovato equilibrio naturale associato al turismo di
massa che, se da un lato “consuma” i luoghi, dall’altra ne garantisce la
sopravvivenza.
Le sue
immagini viste dall’alto, riprese con la tecnica della messa a fuoco selettiva
che evidenzia solo alcuni elementi lasciando volontariamente sfocato il resto
della scena, hanno inaugurato un nuovo modo di percepire il paesaggio che,
grazie all’introduzione consapevole di alcuni “errori” fotografici, ci appare
in modo inedito, più simile a un modellino in scala (non manca nemmeno l’uso
della pittura digitale) che a un contesto reale.
Insieme ai parchi dei ghiacci e dell’acqua, il suo sguardo si estende ai
Landfills, le quattro grandi discariche abitate da migliaia di persone e
animali del Sud Est asiatico in Thailandia, Indonesia e Malesia. Sono i parchi
tematici in negativo, la coscienza sporca dell’Occidente dove si gioca
l’equilibrio del pianeta.
Il
paesaggio si estende anche all’universo della storia dell’arte dove la messa a
fuoco selettiva modifica la percezione di opere ormai metabolizzate con un
atteggiamento ironico e dissacrante. Per la prima volta viene qui presentata la
produzione plastica di Barbieri e vengono esposte tre grandi sculture in legno
realizzate per l’occasione che fanno riferimento alla mappatura simbolica dei
codici Hobo, ai vagabondi americani e ai Rom. Ne emerge una geografia errante
che crea un paesaggio segreto, accessibile solo ai membri della tribù. A
completamento della rassegna, viene proiettato il video Seascape #1 Night,
China Shenzhen 05 del 2006 che fa parte di un progetto artistico in divenire.
In questo caso tutto parte da Shenzhen, in Cina, una delle nuove aree
economiche vicino ad Hong Kong dove un’intera generazione di cinesi sta per
concedersi, per la prima volta da cinquant’anni, un divertimento di massa: fare
il bagno in mare al chiaro di luna.
Il catalogo della mostra, in italiano e francese, con la pubblicazione di tutte
le opere esposte, è edito da Magonza e contiene i saggi di Alberto Fiz e di
Daria Jorioz, un intervento inedito dello scrittore Paolo Cognetti, un testo
sull’estetica della montagna dell’alpinista Giovanni Battista Rossi e un’intervista
con Olivo Barbieri.