È
aperta fino al 26 gennaio 2020 la mostra al MEF, Museo Ettore Fico di Torino,
che presenta una parte della collezione dello stilista Ernesto Esposito e più precisamente
le “Fotografie da Von Gloeden a Warhol”,
realizzata a cura
di Andrea Busto.
La mostra si articola in due sezioni distinte: “Some people” e “Brasil!”,
mentre il titolo dellamostra “Me Two”, parafrasa per assonanza la famosa frase
“me too” che ha segnato una svolta contro lo stolking femminile e venne coniata
nel 2017 in forma di hashtag in occasione dello scandalo holliwoodiano che vide
come protagonista il produttore Harvey Weinstein incriminato di molestie
sessuali alle attrici che lavoravano per lui.
Il titolo allude inoltre a una duplicazione della personalità/possibilità
collezionistica.
La prima sezione, “Some people”, procede in un ampio percorso che rappresenta e analizza la storia della fotografia da Von Gloeden ai giorni nostri, da un punto preciso di rottura degli schemi sociali, sessuali e di identità di genere.
Sono
presenti artisti da Von Gloeden a Mapplethorpe, da Helmut Newton e Bruce Weber,
fino a Cindy Sherman, Thomas Ruff, Wolfgang Tillmans e Thomas Struth.
Per Ernesto Esposito, la fotografia è innanzitutto una grande passione e parte
essenziale della sua vita e quindi della collezione stessa. Frutto di
acquisizioni in gallerie, ma anche di rapporti personali di amicizia con i
maggiori artisti del nostro tempo, la mostra si compone di un cospicuo numero
di opere, fotografie originali, stampe vintage, in formati diversi anche di
grandi dimensioni, raccolte nel corso degli anni con intenti e criteri diversi.
Se l’incontro con Jack Pierson è diventato una sorta di collaborazione “sul
campo”, altre opere rappresentano invece una metafora esistenziale, come una
sorta di partecipazione a un club, a una congregazione, a un gruppo
identitario, a una setta in cui gli adepti si riconoscono e si apprezzano
identificandosi per sensibilità ed estetica comune.
La scelta documenta praticamente l’intero sviluppo della ricerca fotografica
d’avanguardia, con un focus particolare sugli autori che hanno maggiormente
contribuito a definire l’ambito specifico della fotografia nell’arte
contemporanea.
L’obiettivo della mostra è di raccontare, attraverso lo sguardo acuto del
collezionista appassionato come, da mera forma documentaria, la fotografia si
sia affermata a linguaggio autonomo parallelo alla pittura, alla scultura, al
disegno e come da sempre sia in dialogo, anche conflittuale, con le altre
discipline artistiche.