Da Niccolò dell’Arca a Francesco Hayez, un percorso senza fine attraverso quattrocento anni di storia


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jacopo da Valenza,Cristo Benedicente,©Collezione Cavallini Sgarbi

Ottanta i capolavori della collezione Cavallini-Sgarbi in mostra a Caldes in Val di Sole, in provincia di Trento, in una location d’eccezione, lo stupendo castello di origini medievali , più volte restaurato, dall’aspetto gotico e severo, frutto dell’incontro di diverse culture, quali quella veneta, quella tedesca e quella lombarda. Le sue sale, seppur con un arredamento essenziale, sono molto belle, ed ospitano ,dal 6 giugno sino al 3 novembre 2019, un’esposizione davvero inedita, con numerose opere che attraversano ben quattro secoli, a partire dalla seconda metà del Quattrocento. La mostra,è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione Cavallini Sgarbi, la Fondazione Elisabetta Sgarbi, e la direzione artistica di Contemplazioni, ed è stata organizzata dall’Azienda per il Turismo Val di Sole e promossa dalla Provincia Autonoma di Trento, dal Castello del Buonconsiglio monumenti e collezioni provinciali, dal Comune di Caldes, da Trentino Marketing e dalla Comunità della Val di Sole. Come dichiarato da Maurizio Fugatti, Presidente della Provincia Autonoma di Trento : « Ha del miracoloso che il professor Sgarbi, presidente del Mart dal 10 maggio scorso, a distanza di meno di un mese, realizzi una mostra con tanti capolavori dei principali maestri italiani, e anche di qualche artista trentino. Una selezione di opere che parlano da sole e che rappresenteranno, nel tempo dell’esposizione al castello di Caldes, la più importante testimonianza di arte antica presente in Trentino». All’interno della mostra si respira quell’atmosfera molto particolare propria di una collezione privata, frutto dell’appassionata ricerca quarantennale di Vittorio Sgarbi e della madre Rina Cavallini, grande “cacciatrice” di opere d’arte, acquistate qua e là, in aste di tutto il mondo. E proprio dalla casa di Ro Ferrarese, provengono a Castel Caldes 80 opere, tra dipinti e sculture, che coprono un arco di tempo che va dal XV al XIX secolo. Una grande raccolta che “ idealmente “ è senza confini , ed è aperta a molte curiosità coincidenti con temi di studio sperimentati e altri totalmente nuovi. La mostra si apre con uno stupendo San Domenico in terracotta modellato nel 1474 da Niccolò dell’Arca, originariamente collocato sopra la porta “della vestiaria” nel convento della chiesa di San Domenico a Bologna. Un busto che “rivela l’impareggiabile capacità del maestro pugliese di infondere la vita alle sue figure, così vere che paiono respirare”. E, come dichiara Vittorio Sgarbi: « Siamo alla metà degli anni ottanta. In casa era già entrato il San Domenico di Niccolò dell’Arca, da me riconosciuto nell’affollata bottega di un antiquario colto, a Roma. C’ero arrivato per caso,….[…]..Mentre ero dentro il negozio due mercanti di vasta esperienza sembravano contendersi il pezzo, discutendo animatamente, mi accorsi che parlavano di una grande lampadario di Palazzo Torlonia. Mi trovai così da solo davanti al santo con un entusiasmo indescrivibile». Seguendo un percorso attraverso le numerose sale del castello, è possibile ammirare un’Aquila in terracotta del 1478 sempre di Niccolò dell’Arca, alla quale seguono poi i capitelli in marmo di Domenico Gagini, le terrecotte di Matteo Civitali e Agostino de Fundulis, e una eccezionale raccolta di preziosi dipinti, eseguiti a Ferrara ,tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, da pittori quali: Boccaccio Boccaccino, Giovanni Battista Benvenuti detto l’Ortolano, Nicolò Pisano, Benvenuto Tisi detto il Garofalo , ai quali – si affiancano autori come Antonio Cicognara, Liberale da Verona, Jacopo da Valenza, Antonio da Crevalvore, Giovanni Agostino da Lodi, Nicola Filotesio detto Cola dell’Amatrice, Johannes Hispanus, Bernardino da Tossignano, Bartolomeo di David, Lambert Sustris. Il focus sulla “scuola ferrarese” prosegue agli inizi del XVII secolo con i dipinti di Sebastiano Filippi detto il Bastianino, Ippolito Scarsella detto lo Scarsellino, Giuseppe Caletti e Carlo Bononi. In altre sale si possono ammirare altresì , stupendi capolavori della pittura italiana del Seicento, tra i quali , per menzionarne solo alcuni: la Cleopatra di Artemisia Gentileschi, la Maddalena scortata dagli angeli di Pier Francesco Mazzucchelli detto Morazzone, il San Girolamo di Jusepe de Ribera noto come lo Spagnoletto , e il Ritratto del legale Francesco Righetti di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, proveniente originariamente dalla ricca collezione del principe Eugène Beauharnais, ed esposto per molti anni anche in Texas, al Kimbell Art Museum di Forth Worth . Questo capolavoro del Guercino, fa capo ad una incredibile galleria di ritratti realizzati tra gli inizi del Cinquecento sino alla fine dell’Ottocento, passando da Lorenzo Lotto a Francesco Hayez, con artisti di spicco quali Bartolomeo Passerotti, Nicolas Régnier, Philippe de Champaigne, Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio, Enrico Merengo, Ferdinand Voet, Giovanni Antonio Cybei, Lorenzo Bartolini, Raimondo Trentanove e Vincenzo Vela. Per concludere, molto emozionante anche il percorso tra i dipinti “”da stanza” a tema sacro, allegorico e mitologico del Sei e Settecento con maestri della scuola veneta quali: Marcantonio Bassetti, Pietro Damini, Johann Carl Loth, Giovanni Antonio Fumiani; di scuola emiliana con capolavori di Simone Cantarini, Matteo Loves, Marcantonio Franceschini, Ignaz Stern detto Ignazio Stella; di scuola romana con: Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino, Angelo Caroselli, Pseudo Caroselli, Giusto Fiammingo, Antonio Cavallucci e di scuola toscana quali : Giacinto Gimignani, Livio Mehus, Alessandro Rosi, e Pietro Paolini . L’allestimento coinvolge anche i prestigiosi spazi del Castello del Buonconsiglio a Trento, dove rimarrà esposto, per tutto il periodo della mostra, il capolavoro di Giovanni Prata dal titolo “Salomè” del 1518 circa.

“Il collezionismo è un mistero, una caccia senza regole e approdi, un inseguimento senza sosta della bellezza e della rarità”.

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