La prima mostra italiana per lo scultore tedesco Jürgen Lingl-Rebetez (Baviera, 1971), è ospitata al MUSE, Museo delle Scienze di Trento, fino al 12 gennaio 2020.
L’autore, mediante una tecnica di intaglio inusuale con l’utilizzo quasi esclusivo della motosega, realizza opere lignee iperrealiste, che ritraggono specie animali, molte delle quali a rischio estinzione.
Le oltre 30 sculture, anche di dimensioni monumentali, sono raccolte in quattro nuclei tematici.
Accanto al pantheon selvaggio dei Grandi Carnivori sono collocati i gruppi delle specie artiche, di ambienti temperati e, infine, un angolo dove l’autore concede il suo tributo artistico e passionale al cavallo, un animale di sicuro non minacciato ma che l’uomo va lentamente “dimenticando” dopo averlo reso un elemento cardine della sua storia.
La visita alla mostra si connota in primis come un’esperienza estetica ed emozionale, supportata dalla grandiosità delle opere esposte, ma le informazioni a corredo delle specie rappresentate permettono di approfondire anche lo stato di conservazione, il presente complesso e il futuro fosco di questi spettacolari compagni di viaggio.
Dietro l’eccellenza del risultato c’è la profonda conoscenza anatomica di Rebetez, che ha memorizzato e fatto propri i rapporti dimensionali, le proporzioni e le armonie tra corpi e crani, mandibole e mascelle, occhi e narici, e li ripropone sulla superficie scabra del legno aggredito dalla motosega.
Assecondando il desiderio dell’autore che le sue opere possano sensibilizzare il visitatore alle “vicende” di sopravvivenza degli animali ritratti, la selezione delle sculture ha privilegiato specie con aspetti problematici di conservazione: grandi felini, orsi, lupi, ma anche specie minori, meno iconiche e meno appariscenti, ma comunque minacciate dalle trasformazioni di habitat, dal cambiamento climatico o dalla persecuzione umana.
La tecnica scultorea dell’artista (tedesco di nascita e francese di adozione) cattura e fissa lo “spirito” del soggetto tramite un numero limitato di gesti essenziali che rimuovono il superfluo e tratteggiano le “linee di forza” dell’organismo ritratto. Nelle mani di Jürgen Lingl-Rebetez, la motosega, strumento “brutalmente sottrattivo” utilizzato generalmente per dare le prime forme al pezzo di legno, si rivela una modalità di approccio scelta e praticata intenzionalmente, proprio allo scopo di oltrepassare le forme precise e focalizzarsi sullo spirito interiore, l’animalità distintiva, l’essenza che pervade e vivifica il soggetto. A dare ulteriore verosimiglianza e vitalità al corpo, i tradizionali strumenti da intaglio (scalpelli e sgorbie) addolciscono qualche tratto e, infine, pochi colpi di pennello con i colori a olio, forniscono elementi di ancor maggiore identità, e il realismo/vitalismo figurativo diviene decisamente impressionante.