Alla Palazzina Marfisa d’Este e alla Sinagoga Grande della Scola Italiana di Ferrara è allestita fino al 5 maggio prossimo, in due sezioni, la mostra “Paesaggi curvi”, dedicata a Aqua Aura, che l’ha anche organizzata in collaborazione con Maria Letizia Paiato e Chiara Serri e con Musei civici di Arte Antica di Ferrara e Comunità ebraica di Ferrara e il patrocinio di Regione Emilia-Romagna, Comune di Ferrara e MEIS.
Il titolo di questa mostra è ispirato all’assonanza fonetica con il termine scientifico “Passaggi Curvi”, coniato di recente nel campo della Fisica Astronomica e indagato in particolare da Lisa Randall, autrice di uno dei modelli più accreditati di universo pluridimensionale.
Come la scienziata concepisce l’universo quale membrana dotata di più dimensioni spazio-temporali che possono distendersi e curvarsi, accreditando quindi leggi fisiche radicalmente differenti rispetto alle dinamiche che conosciamo, così Aqua Aura evoca, attraverso le sue opere, luoghi multidimensionali: paesaggi che mettono in scena le contraddizioni della percezione umana e la paura di ciò che può esserci oltre, nell’altrove, e allo stesso tempo il desiderio di conoscere, di raggiungere ciò che sfugge ai sensi, fino a confondersi con i sentimenti arcani del “magico” e del “sublime”.
La mostra nasce dal desiderio di tracciare i contorni di un tema spesso dimenticato, ovvero il “Paesaggio”, sdoganato come genere a sé stante nel Seicento. L’esposizione costituisce dunque un’occasione per focalizzare lo sguardo sulle ricerche dell’artista accomunate dal denominatore comune del paesaggio come generatore di significati.
Nella Palazzina Marfisa d’Este la sezione si sviluppa, nelle prime sale, in senso lineare e cronologico, attraverso la presentazione delle serie portanti (e bidimensionali) del lavoro di Aqua Aura, da “Scintillation” a “Empty Spaces”, fino a “Museum Highlights”. A seguire, le stanze dedicate ai lavori in cui il soggetto “Paesaggio” incontra i linguaggi tecnologici di nuova generazione: video proiezioni ambientali, video-sculture, animazione 3D e prototipazione computerizzata. Accanto alle opere storiche, sono presentati diversi lavori inediti. È questo il caso della videoinstallazione “Where the Lost Things Are”, che coniuga riprese in analogico e animazione 3D. Alcune inquadrature in esterno anticipano un piano sequenza ambientato in un magazzino industriale, dentro al quale è testimoniato un evento enigmatico.
Nella Sinagoga Grande della Scola Italiana è, invece, presentata la videoinstallazione “Millennial Tears”. In un luogo fortemente connotato a livello storico e culturale, l’artista propone un’esperienza immersiva ed emozionale, scaturita da una visita nel Sacrario del Museo Yad Vashem di Gerusalemme e maturata tra i ghiacci islandesi, in dialogo con un tema di grande attualità, ovvero il drammatico scioglimento della calotta artica.