All’Accademia tedesca di Roma, Villa Massimo, fino al 15 marzo Wolfgang Ellenrieder (Monaco di Baviera, 1959), attuale borsista di Villa Massimo, porta in scena i suoi progetti prevalentemente come interpretazioni dello spazio abbinando diverse superfici tra di loro in modo tale da non lasciar intendere a prima vista cosa rappresentino.
L’artista analizza i
rapporti tra realtà e finzione, tra orpello e pura virtualità. Le sue opere
trattano costantemente della relazione tra l’immagine dipinta e i media
digitali che producono una realtà diventata “porosa”.
Nella galleria di Villa
Massimo sono così esposte, fra l’altro, grandi installazioni come ad esempio “Kiosk des Glücks” (il chiosco della fortuna, 2016) e “Stripes” (2016),
lavori in cartone, forex, plastica e Bretterwand (staccionata). Inoltre, sono
presenti vari dipinti su tela in cui l’artista utilizza la foglia d’oro come
anche lavori tridimensionali.
Il curatore della mostra, Claudio Libero Pisano, illustra così la mostra nel
suo testo critico: “… Le tre grandi sale della galleria di Villa Massimo
sono manomesse da installazioni gigantesche e inusuali. La Pittura è ovunque,
ma bisogna saperla cercare, nella plastica, nel cartone, nell’oro. E’ in una
staccionata e si rivela solo dopo attenta osservazione. E’ nell’omaggio alle
tecniche artistiche, anche le più antiche, come la serigrafia, la xilografia,
il frottage. Si rivela in una casa rifugio, risultato di un apparente
assemblaggio casuale di materiali diversi, che diventa un quadro
tridimensionale, percorribile e vivibile. Non c’è quadro né telaio ma è
pittura, vera pittura. Paradossalmente il concetto più alto di Pittura è
riscontrabile in un’installazione in cui essa non c’è ma dove la composizione,
ottenuta da una stampa ingrandita oltre ogni limite, manifesta ciò che solo la
pittura riesce a fare: mantenere, anche quando le proporzioni sono enormi, una
resa dei particolari che nessun fotogramma può restituire. Nei quadri su tela
l’artista propone un’idea di assemblage che lo spettatore percepisce in ognuno
degli ambienti della mostra. Le sue tele sono anch’esse spazio sul quale
riversare un’idea di architettura. …”