Fino al 28 aprile prossimo al Museion di Bolzano è aperta al pubblico la mostra “Keren Cytter, Mature content” realizzata in collaborazione con Center for Contemporary Art (CCA) di Tel Aviv e a cura di Letizia Ragaglia ed è la più ampia mostra mai presentata in un museo italiano dell’artista Keren Cytter (Tel Aviv, Israele, 1977).
Attenta osservatrice del presente, che registra e rielabora in maniera compulsiva, in video, film, disegni, installazioni e romanzi Keren Cytter narra come i cliché dei social media permeano il mondo contemporaneo, con spirito ibrido, che attinge alla Nouvelle vague francese così come al movimento cinematografico Dogma o alle telenovelas. Nei suoi montaggi di impressioni, ricordi, fantasie, personaggi familiari si muovono in ambientazioni domestiche, solo apparentemente rassicuranti.
Il progetto pensato per
Museion riflette l’interesse ossessivo dell’artista sullo scorrere del tempo,
mentre il titolo, Mature content, fa ironicamente riferimento agli avvisi dei
film “per soli adulti”, anche se in realtà la mostra si concentra sulle diverse
fasi della vita, dall’infanzia all’adolescenza fino all’età adulta.
Le tre fasi della vita si riflettono nel percorso di mostra, con tre zone
dedicate e costruite anche fisicamente sulle età che rappresentano. In quella
sull’infanzia, ad esempio, è appesa ad altezza bambino una serie di nuovi
disegni su carta Animal Farm: The Hamster’s dream (2018), che testimonia
l’attività di Cytter come autrice di libri per l’infanzia.
Fanno parte del percorso diversi film già noti dell’artista, tra cui Der
Spiegel (2007), che affronta la tematica della vanitas, la mortalità e caducità
dell’esistenza. La protagonista è una donna che ha superato i quarant’anni e si
confronta con la sua immagine: rifiutata dall’oggetto della sua infatuazione,
riconduce il motivo della sua infelicità al trascorrere del tempo.
Le relazioni amorose sono al centro di The Coat del 2010, in cui l’artista
mette in scena un drammatico ménage à trois tra due fratelli ossessionati dal
gioco del Sudoku e una giovane donna della Germania dell’Est.
Il più recente Des Trous (2018), ospitato nello
spazio dedicato all’età adulta, è un film sulla memoria. I buchi a cui allude
il titolo sono infatti i ricordi. Come strumento di metamorfosi, trasformazione
e appropriazione, la memoria risulta un elemento estremamente funzionale dell’arte
di Cytter. Nel film l’artista ripercorre la sua vita in Israele, presentando la
famiglia e gli amici nel loro ambiente intimo e raccontando al contempo storie
parallele, come quella della cantante rock locale Corinne Allal, le cui canzoni
francesi fanno da colonna sonora al video. Quello di Cytter è uno sguardo
distaccato, da estranea, mentre le tarme si insinuano nei quadri di un amico,
creando fori reali e metaforici.
In mostra anche alcuni lavori sull’attività di Keren Cytter come curatrice di
rassegne di attività letterarie e poetiche e del suo ruolo nell’ambito di A.P.E
(art projects era), di cui è una delle fondatrici con le curatrici Maaike
Gouwenberg e Kathy Noble.
Infine, è parte della mostra un Film program con la proiezione, a giovedì alterni,
del video Object (2016) e di una compilation di Experimental Film (2002) Game
(2015) e Untitled (2009).