Da oggi e fino al 30 settembre, all’Hotel Savoia & Jolanda di Venezia è esposta la mostra personale dedicata a Miriam Nicastro, prodotta da TraVellArT, organizzata da PDG Arte Communications e realizzata a cura di Paolo De Grandis e Carlotta Scarpa. La mostra rientra in un progetto che prevede un ciclo di mostre dedicate ad artisti internazionali operanti a Venezia e non solo che traggono ispirazione dal tema del viaggio come lo spazio espositivo suggerisce. L’Hotel Savoia & Jolanda è un albergo storico veneziano, uno spazio di accoglienza per i viaggiatori all’interno del quale i visitatori possono interagire con le opere di artisti che si misurano di volta in volta con un’architettura tipicamente connotata.
TraVellArT giunge alla terza tappa con la mostra Alchimia dell’artista fotografa Miriam Nicastro che ha vinto il Premio PDG Arte Communications nell’ambito del Premio Arte Laguna. Quello di Miriam Nicastro è un viaggio attraverso le città a lei care, una narrazione che si seve del bianco e del nero e di una prospettiva che non altera la riconoscibilità degli scorci catturati resi espliciti per contrasto da una vertiginosa profondità fino a dei tagli abissanti.
Le opere selezionate sono foto di viaggio, scatti istantanei o attesi “con la pazienza di un ragno”, rigorosamente in bianco e nero, una scelta stilistica che le permette di tradurre in immagini le sue intenzioni espressive.
Architetture, geometrie complesse, spazi vuoti o abitati, in cui la prospettiva e il gioco di luci e ombre restituiscono una rappresentazione, a volte astratta, a volte intensamente vissuta, dello spazio urbano, in cui l’uomo, allo stesso tempo parte e artefice, si inserisce nel paesaggio come elemento strutturale dell’immagine.
è un tempo quieto quello di queste fotografie, sintesi equilibrata di tecnica e creatività, foto semplici che vogliono suscitare risposte emotive. Un perfetto connubio di istinto e razionalità, un’Alchimia che si sviluppa e nasce nel momento esatto dello scatto.
La fotografia di Miriam Nicastro autolegittima così l’inscindibile ricerca di uno spazio reale fisicamente aderente all’esperienza: non vi è più un semplice racconto-viaggio ma una comunicazione che tende, nel suo articolarsi a diventare assoluta, in una tensione in continuo divenire, nella ricerca di una spazialità concreta che è sempre un dialogo-confronto con l’esistenza e l’essere ed anelito verso la verità e l’autonomia della fotografia.