Per celebrare il lungo percorso della sua attività artistica, Silvano Spessot (Cormòns, GO, 1956) realizza una mostra intitolata “La Trentennale” esposta nella Chiesa di San Francesco a Udine dal 9 febbraio al 2 aprile.
La mostra, promossa e patrocinata da Comune e Civici Musei di Udine, Regione Friuli, Associazione Culturale Ermes di Colloredo, è composta da circa 50 opere di grandi dimensioni, tra dipinti e sculture datate dal 1984 al 2017 che provengono da collezioni private e dallo studio dell’artista stesso.
Con questo gruppo di opere, che coprono un arco di tempo di oltre trent’anni, Spessot mette in luce tutti gli aspetti creativi ed esecutivi del suo lavoro da cui emerge al primo impatto il lato estetico, poi quello tecnico e, infine, quello filosofico. Il primo, l’aspetto estetico, è piuttosto immediato grazie alla ricerca della perfezione formale, dell’armonia delle composizioni e degli accostamenti cromatici, che posseggono una potenza ipnotica capace di catturare l’attenzione regalando totale piacevolezza e godimento nell’osservazione. Dall’ osservazione si passa alla considerazione delle tecniche e dei materiali impiegati, le prime logicamente assoggettate ai secondi, che sono molteplici e vari: dai metalli, corten per le grandi sculture e preziosi per i gioielli, in entrambi casi a volte arricchiti con vetri colorati o smalti, fino ai pigmenti di varia natura posti abbondantemente sulle superfici, tele o tavole indifferentemente, ed elaborati come materia da scolpire, meglio dire modellati. Il tutto conduce spontaneamente a soffermarsi su alcune riflessioni riguardanti il significato e i contenuti delle opere stesse e dei soggetti che le compongono. Principalmente emergono i temi amati dall’artista friulano, ossia la condizione umana scarsa di individualità, quella collettiva e massificatrice, la società attuale dominata dall’esercizio del potere di pochi. Si tratta, in sostanza, di una fotografia della nostra attualità.
I colori e le forme denotano un amore per l’essenziale assieme ad un invito alla definizione mentale dei dettagli. Spesso ricorrono forme geometriche, inserite o no in paesaggi più complessi, formate e ricavate dentro monocromie suggestive, ottenute con potenza nella materia scavata e modellata, qualche volta rafforzata da lievi e appena accennate sfumature.
Correda la mostra un esaustivo catalogo che contiene le riproduzioni delle opere, il testo critico di Giovanna Barbero, una biografia completa dell’artista.