In occasione della Shoah nella Giornata della Memoria del 27 gennaio, a Palazzo Sant’Elia di Palermo è allestita la mostra “Ricordi Futuri 3.0 | Diaspore in terra di Sicilia”, realizzata a cura di Ermanno Tedeschi e Flavia Alaimo e visitabile fino al 24 marzo prossimo.
La mostra è nata in coproduzione con la Fondazione Sant’Elia e con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo. Si tratta di un’esposizione originale e multimediale con installazioni, oggetti simbolici ed opere d’arte contemporanea, video e proiezioni, armonizzati in un percorso narrativo che conduce ad un’esperienza avvolgente, a tratti graffiante, a tratti subliminale, e di grande effetto emotivo nella memoria della Shoah, che in Sicilia si arricchisce di documenti e materiali storici inediti, come le lettere di espulsione dei professori universitari durante il ventennio fascista.
Questa mostra guarda al passato, ma lo coniuga col presente, rintracciando il dolore di ieri tra i migranti di oggi. Opere come “Legami” di Paolo Amico centrano la fusione tra ieri e oggi: un barcone del 1947 Exodus, riprodotto a penna sfera. Metà è in bianco e nero, che accoglie gli ebrei sfuggiti allo sterminio, migranti verso la Terrasanta; l’altra metà è a colori, carica di uomini i cui giubbotti di salvataggio arancioni rimandano ai fatti di cronaca.
La ricorrenza della Giornata della Memoria, cui rimanda questa mostra, non può non citare anche un altro anniversario: ovvero gli ottanta anni dalla promulgazione, per volere di Mussolini, delle prime leggi razziali in Italia (1938). E la stessa Sicilia, oggi terra di approdi, riscopre nelle sue radici ebraiche una cultura millenaria quasi cancellata: quasi 600 anni fa gli ebrei che vivevano pacificamente in Sicilia furono infatti espulsi con un editto dei Reali di Spagna.
La terza edizione della mostra coinvolge numerosi artisti italiani e internazionali con grande attenzione al fermento culturale siciliano e palermitano.
Allestimento contemporaneo, animazioni, binari proiettati su cui scorrono le immagini di persone reali che furono allontanate; altre che narrano con la loro video-testimonianze la sopravvivenza, come Liliana Segre che ha atteso un’intera vita dalla deportazione e ha deciso di ricordare quando è diventata nonna o il documentario sulle pietre d’inciampo, progetto di Gunter Demnig, prestato dal Museo Diffuso della Resistenza di Torino realizzato con il contributo di molti studenti.
Poi oggetti simbolici, come un violino rinvenuto in un lager, le parole e le riflessioni di Gabriele Morello, il contributo di Alessandro Hoffman, per non dimenticare. Un imperativo morale che traspare dagli occhi del ritratto di Primo Levi di Francesca Leone. L’antitesi del ricordo la suggerisce l’opera di Alberto Burri “buco nero”. L’impegno artistico diviene sfida intellettuale e creativa, per rivitalizzare nelle emozioni di oggi, il ricordo. Talvolta rude, ora struggente o lieve come le impronte di Barbara Nejrotti; il bozzetto “Ruote della memoria” dello scultore Riccardo Cordero da cui è stato realizzato il portale di un ex officina ferroviaria; i testi su tela di Anna Russo, le tele kabalistiche di Tobia Ravà; le intense istallazioni di Carlo Lauricella, le dense narrazioni su
olio di Francesca Duscià; il pathos delle opere di Orna Ben Ami, i lavori di Dado Schapira, Aldo Modino, dell’israeliano Moshe Gordon; gli scatti dell’artista slovacco canadese Yuri Dojc, la scultura in graffette con la bambina sdraiata a guardar il cielo di Pietro D’Angelo e le tracce di Adi Kichelmacher.
La mostra, resa possibile grazie alla co-produzione tra l’Associazione culturale Acribia, promotrice del progetto e la Fondazione Sant’Elia, gode dei patrocini della Città Metropolitana di Palermo, dell’Università, dell’Associazione Francese Amici dell’Università di Tel Aviv, dell’Ambasciata di Israele e dell’UCEI, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e di Gesap, è realizzata con il sostegno di Reale Mutua, mentre il catalogo è a cura di Silvio Zamorani Editore.