La mostra, curata da Antonio D’Amico e organizzata da Opera d’Arte, ha l’obiettivo di raccogliere fondi per restaurare alcuni dipinti danneggiati dal terremoto che ha colpito il centro Italia e in particolare Fossombrone, città natale di Guerrieri. Due artisti lontani nel tempo, uno vissuto nel Seicento e l’altro contemporaneo, dialogano su un tema che ha attraversato la storia dell’arte e su cui tutti gli artisti si sono da sempre interrogati e misurati: la capacità e la possibilità di guardare al di là del proprio punto di vista, al di là del visibile. Guerrieri fornisce una risposta figurativa, consona al suo tempo, devozionale e piena di pathos, Quaglia s’interroga sul divino mostrando una visione cosmica, legata alla sacralità laica dell’universo.
La mostra propone una riflessione sul sacro e sulle sue svariate possibilità di interpretazione e lettura che oggi possono emergere. L’invito è quello a entrare in uno spazio architettonico lasciandosi coinvolgere dal miglior posto, ossia un punto di vista preciso, pensato e organizzato appositamente per facilitare l’osservazione. Il visitatore entrando nella chiesa potrà sopraelevarsi fisicamente e guardarsi intorno per vedere la delicata apparizione frontale che emerge dal buio della notte in cui Maria, insieme a sant’Anna, scruta il figlio che dorme nella culla, un’immagine del divino che per Guerrieri è l’accoglimento di un credo, di una conferma alle proprie domande. Sugli altari laterali, invece, Gianluca Quaglia attiva una riflessione che si aggrappa a codici laici, interpretativi, al di là di certezze fideistiche.