Anj Smith


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Fino al 1° maggio 2022 al Museo Stefano Bardini di Firenze è esposta la prima personale dell’artista britannica Anj Smith in un museo italiano, intitolata “A willow grows aslant the brook”.

La mostra, a cura di Sergio Risaliti e organizzata da MUS.E, ospita una selezione di 12 opere in cui i paesaggi interiori dell’artista, popolati da volti, animali ed elementi surreali dipinti con grande maestria, dialogano con la straordinaria raccolta d’arte antica del Museo Stefano Bardini.

I suoi dipinti, realizzati con una perizia pari a quella di un miniaturista medievale o di un artefice di nature morte fiammingo-rinascimentali, non hanno nulla da invidiare a certi maestri del tempo antico. Nella sua maestria, tuttavia, non c’è mai nostalgia del passato o narcisismo artigianale. La tecnica non intende riprodurre fedelmente la realtà. La minuziosa magnificenza delle sue rappresentazioni spiazza l’osservatore, poiché porta con sé elementi di inquietudine. I ritratti e le nature morte hanno qualcosa di inquietante, sembrano quasi suggerire che troppa bellezza e troppo artificio possono allarmare. La raffinatezza e l’eleganza con cui sono costruite le rappresentazioni sembrano condividere il senso di fragilità e caducità della natura. Il suo lavoro è una straordinaria, attualissima, risposta alla vanitas più classica, una riflessione sul rapporto promiscuo ma affascinante tra bellezza e morte, tra pienezza e vacuità, tra piacere e insoddisfazione. I paesaggi di Anj Smith sono fantasie interiori da cui emergono creature ibride e oniriche. La storia dell’arte si combina con quella della moda, l’illustrazione scientifica con l’immaginario gotico, l’iconico con la retorica delle simbologie e allegorie medievali e rinascimentali. L’osservatore è invitato a guardare con curiosità per entrare nelle Wunderkammern, fare un viaggio che non è solo ottico ma mentale tra i repertori iconografici e le arti minori.

Come ogni grande capolavoro del passato, l’arte di Anj Smith ha un approccio, in primo luogo, radicalmente contro-culturale, in un clima attuale in cui l’informazione visiva viene costantemente divulgata per un consumo superficiale e frettoloso. Questa urgenza a rallentare, ragionare e pensare è pensata dall’artista come un balsamo per lenire il nostro presente tormentato. In secondo luogo, “la pausa richiesta per apprezzare appieno queste opere permette di ottenere molto più di questa agognata tregua dal rumore di fondo delle nostre vite complesse”, dichiara l’artista. Fondamentalmente promuove e coltiva un pensiero critico che trascende il piacere estetico, e che ha un indiscutibile valore di per sé. Per questo trova giusta collocazione nella città di Firenze, luogo in cui questa esplorazione e rivalutazione dei contesti storici non rappresenta nulla di nuovo. Firenze incarna una continua rivalutazione e rielaborazione di storie, un processo di comprensione che ha assicurato la continuazione del suo canone.

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