Carmelo Zotti. Nel segno del realismo mitico, opere inedite 1953/2007


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La Fondazione Gianni Ambrogio, nella sua sede espositiva di Mareno di Piave (TV), accoglie fino al 30 gennaio 2022, una selezione di opere inedite di Carmelo Zotti in una mostra curata da Dino Marangon, con la collaborazione di Michele Beraldo e Brigitte Brand, che si è focalizzata sulle opere su carta dell’artista. Sono più di 60 tavole, spesso di grande e grandissimo formato, straripanti di colore, che percorrono l’intero percorso artistico di Zotti: dal 1953 quando, allievo di Bruno Saetti all’Accademia di Venezia, concorse, vincendolo, al Premio della Bevilacqua La Masa, e sino alla sua scomparsa nel 2007.
L’ampia retrospettiva è promossa dal Comune di Mareno di Piave, con la collaborazione della Regione Veneto e dell’Archivio Carmelo Zotti, è accompagnata da un catalogo Antiga, con testi di Michele Beraldo e Dino Marangon.
Nelle carte qui riunite puntualmente tornano, e non poteva che essere così, i temi che caratterizzano, e rendono unica, la pittura di Zotti. In questo contesto il supporto cartaceo, proprio per le sue caratteristiche di economicità, di maneggevolezza, di possibile rapidità di esecuzione, sarà particolarmente amato da Zotti.
Quella di Carmelo Zotti (Trieste 1933 – Treviso 2007) è stata una carriera artistica particolarmente ricca e articolata: una ricerca che fin dalle origini è venuta affiancando pittura e disegno, mettendo in evidenza l’importanza dell’espressione segnica e del suo rapporto inscindibile con il colore.
E questa ampia mostra ripercorre e puntualizza meglio l’intero arco della creatività del pittore a partire dagli esordi caratterizzati da un istintivo impulso realistico (significativo un suo intenso autoritratto) e dal periodo di formazione all’Accademia di Venezia sotto la guida di Bruno Saetti, fino agli esiti dell’ultimo periodo conducendo, però, un percorso evolutivo e di ricerca, anche

Carmelo Zotti, Ricordi, 1965, tecnica mista su carta intelata cm 60×79

rifondando la propria creatività, immergendosi nell’universo del mito, concepito non come un repertorio di riferimenti eruditi, bensì come un fermentante magma immaginativo in grado di esprimere e dar forma alla complessa e talora contraddittoria varietà e ricchezza dell’attuale esistenza., da cui ne emergerà una figurazione insieme coltissima e spontanea, ricca di nascosti riferimenti poetici, filosofici e letterari.
Sguardo nordico e solarità mediterranee, evocazioni oniriche ed evidenze naturali, impulsi fantastici, emozioni e riflessioni concorrono così a una inesausta esplorazione del reale affrontato non soltanto con intenti di pura mimesi, ma, come sempre accade nelle grandi espressioni di realismo, anche con una coinvolgente volontà critica.
Le sue non sono figurazioni sdolcinate o eufemistiche, né si tratta soltanto di appelli e messaggi da individuo a individuo: le sue opere coinvolgono infatti ambiti comunicativi più ampi, riuscendo leopardianamente a far scaturire flussi di energia in grado di suscitare l’auspicio e il dono di una ritrovata fratellanza capace di fronteggiare e superare ogni ostacolo e confine.

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