Noè Bordignon. Dal realismo al simbolismo


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Al Museo Casa Giorgione di Castelfranco Veneto, fino al 16 gennaio 2022 è ospitata una mostra dedicata all’importanza storica di Noè Bordignon soprattutto nel Veneto. Ma la mostra prevede due sedi espositive e tre itinerari per ammirare almeno 1.500 metri quadrati su almeno 37 edifici, distribuiti in circa 22 località per avere un’idea della produzione ad affresco di Noè Bordignon, un’abilità sviluppata all’Accademia di Venezia grazie agli insegnamenti di Carl Blaas.

Noè Bordignon, Compatrioti di Canova, 1882, olio su tela, 85×113 cm, Vicenza, Collezione privata

La prima tappa si trova a poca distanza dal circuito delle mura medievali di Castelfranco Veneto, dove, sulla facciata esterna di una casa privata, quella acquistata nel 1897 da Bordignon dopo aver lasciato la Serenissima, è visibile una rara scena sacra tratta da poco noto episodio biblico della figlia di Jefte ed è un pietoso omaggio alla figlia, morta poco tempo prima. Ma è nelle commissioni religiose che Noè Bordignon raggiunge esiti grandiosi e inaspettati. La seconda tappa è la chiesa di San Zenone degli Ezzelini sul cui abside campeggia un grandioso, michelangiolesco Giudizio Universale. Si conservano, alcuni sono esposti in questa mostra, anche gli schizzi per varie figure.

Alla valorizzazione degli itinerari hanno contribuito undici comuni del trevigiano e del vicentino, che sulla mappa sono racchiusi nel triangolo tra Castelfranco, Bassano del Grappa e l’Asolano. L’arco cronologico si sviluppa tra gli Anni Settanta dell’Ottocento e i primi due decenni del Novecento, quando il linguaggio di Bordignon si fa più riservato, attento a instaurare un dialogo con i fedeli. Tra i luoghi da non perdere, il santuario della Madonna del Monte poco sopra al Castello degli Ezzelini, con ben nove affreschi; la chiesa di Santa Fosca di Altivole, con una luminosa Assunzione di Maria del 1910, e poi Monfumo, San Zeno di Cassola, Cartigliano che già sconfina nella provincia di Vicenza, come Bassano. Volendo, si può raggiungere l’isola degli Armeni nella laguna di Venezia: Bordignon ebbe rapporti molto stretti con la comunità di monaci armeni, decorò la chiesa di San Lazzaro e dipinse alcuni ritratti di monaci come quello di Padre Ghevont Alishan, forse il più intenso ritratto della sua pur vasta produzione.

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