Carrà 140. Opere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e da collezioni private alessandrine


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È questo il titolo della mostra con la quale la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria intende aprire la nuova stagione della Quadreria del Broletto, lo spazio espositivo al piano terra di Palatium Vetus, sede stessa della Fondazionedi Alessandria.

La mostra, promossa dalla Fondazione e realizzata dalla società partecipata Palazzo del Governatore srl, è un omaggio al grande pittore Carlo Carrà a 140 anni dalla nascita, uno degli indiscussi protagonisti delle avanguardie del XX secolo, nato in provincia di Alessandria (Quargnento 1881 – Milano 1966).

L’arco cronologico rappresentato nell’esposizione va dal 1898, a cui risale Pergamena “Agli sposi”, forse la prima opera firmata e datata dall’artista, per arrivare a Campagna di Versilia del 1965, realizzato un anno prima della sua morte.

Carlo Carrà, I pagliai, 1953, Collezione privata

Sono oltre un quarantina le opere esposte, tra oli, disegni e acqueforti, in parte provenienti direttamente dalla collezione d’arte della Fondazione e in parte dai collezionisti alessandrini, i quali si sono dichiarati disponibili al prestito di un altrettanto interessante corpus di dipinti, in prevalenza paesaggi, che consentono di delineare il percorso artistico di Carlo Carrà testimoniato in ogni sua fase, dall’approccio al divisionismo, all’esperienza futurista, dalla parentesi metafisica alla tradizione figurativa, ai paesaggi dipinti in molti luoghi della penisola.

L’esposizione è allestita al piano terreno di Palatium Vetus, in uno spazio dedicato e si snoda attraverso un percorso circolare che valorizza il susseguirsi delle diverse fasi del percorso espressivo dell’artista. L’opera icona della mostra è il collage Lacerba e bottiglia del 1914 che compare sulla copertina del catalogo, dipinta al ritorno da Parigi dopo aver conosciuto e filtrato il cubismo di Picasso e Braque.

La rassegna è anche l’occasione per far conoscere a un pubblico più vasto un’opera esposta in permanenza a Palatium Vetus, ma in spazi meno accessibili: il Grande fregio con putti danzanti, studio per una decorazione muraria di cui non si conosce l’esito, risalente al primo decennio del Novecento e appartenente al periodo giovanile dell’attività pittorica di Carrà.

Inoltre, una serie di incisioni – mai esposte – degli anni 1922 – 1927, incluse in una cartella di 30, ottenute su lastre originali in cui, tradotti nelle ombreggiature e nei tratti decisi delle acqueforti, tornano i temi più cari all’artista. E non ultimi i numerosi paesaggi, dipinti in Versilia, a Venezia, a Firenze e in Umbria.

La mostra e il catalogo sono curati dai critici d’arte: Fulvio Cervini, docente di Storia dell’arte medievale presso l’Università di Firenze; Maria Luisa Caffarelli e Rino Tacchella, che hanno lavorato al catalogo generale delle opere della Fondazione.

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