Paolo Masi. Pittura, vibrazione e segno 60 anni di ordinata casualità


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Alla Rocca di Umbertide (PG) fino al 29 agosto è allestita la mostra personale di Paolo Masi (Firenze, 1933) intitolata “Pittura, vibrazione e segno. 60 anni di ordinata casualità”, promossa dal Comune di Umbertide in collaborazione con FerrarinArte.
L’analiticità della pittura di Masi raccoglie le eredità di un pensiero attorno alla Pittura che si è sviluppato a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta e, analogamente ad alcuni altri artisti della sua generazione che in tutta Italia affermavano il valore perdurante di questo linguaggio, ha manifestato la coerenza del suo atteggiamento, certo con variazioni e diverse tipologie di lavori, in un lungo itinerario artistico che, ininterrotto, prosegue tutt’oggi.
Il percorso espositivo si compone di oltre sessanta opere, in un dialogo-confronto inedito che permette un’approfondita immersione nella sua espressività, un avvincente viaggio nelle profondità di un colore divenuto segno.
La mostra costituisce la prima occasione espositiva per presentare la monografia “Paolo Masi. Pittura, vibrazione e segno. 60 anni di ordinata casualità”, a cura di Giorgio Ferrarin e Matteo Galbiati, edita da Silvana Editoriale nel 2020. Il volume riassume gli ultimi sessant’anni di lavoro dell’artista attraverso tutte le serie e le tipologie di opere da lui realizzate nell’ampio arco temporale della sua ricerca.

Paolo Masi, Senza titolo,2014, tecnica mista su cartone, cm 85×154


Dopo aver elaborato negli anni Cinquanta e Sessanta un’attività articolata, complessa e diversificata, Paolo Masi si avvicina alle contestuali esperienze analitico-riduttive, scomponendo e riorganizzando sul pavimento e contro le pareti aste di alluminio, specchi, fili o piccole stecche di plexiglas colorato, che estendono anche alla terza dimensione la ritmicità dello “spazio-colore”. La fase successiva coincide con il ritorno alla bidimensionalità attraverso il progetto “Rilevamenti esterni – conferme interne” (1974-76), elaborazione che egli sviluppa all’esterno e all’interno del suo studio con le “Tessiture” (tela grezza cucita) e i “Cartoni” da imballaggio, dove utilizza per la prima volta adesivi trasparenti e coprenti, facendo emergere la struttura interna del materiale. Le opere successive sono i “Contenitori di forma colore”, le “Serialità” e nuovamente i “Cartoni” (superfici di vario tipo: legno, tela, carta), sulle quali l’artista interviene con una complessa operazione pittorica. La serie di plexiglas “Trasparenze”, iniziata nel 2000, dipinta con la tecnica della vernice spray, permette all’artista di operare una nuova definizione dello spazio attraverso “sollecitazioni cinetico-cromatiche” di luci e ombre.

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