Fede Galizia. Mirabile pittoressa


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Fede Galizia è tra le poche pittrici che hanno lasciato un segno nella storia dell’arte e, tra Cinque e Seicento, raggiunse fama e successo assieme a Sofonisba Anguissola e Artemisia Gentileschi.

Fede Galizia, Natura morta, 1610, Collezione Privata

Al Castello del Buonconsiglio di Trento, fino al 24 ottobre prossimo è allestita la prima mostra monografica a lei dedicata.
Documentata a Milano a partire almeno dal 1587, vive prevalentemente nella città lombarda fino alla morte, avvenuta dopo il 1630. Il trasferimento, da Trento a Milano, della famiglia Galizia, di origini cremonesi, deve essere avvenuto sulla scorta del poliedrico padre, Nunzio, artista pure lui, impegnato nel mondo della miniatura, dei costumi, degli accessori, ma anche in quello della cartografia. Fede ottiene un successo straordinario tra i committenti dell’epoca, tanto che opere sue raggiungono, prima del 1593, tramite la mediazione di Giuseppe Arcimboldi, la corte imperiale di Rodolfo II d’Asburgo.
Gli studi novecenteschi, soprattutto italiani ma non solo, hanno dato particolare risalto all’attività di Fede come autrice di nature morte, alle origini di questo fortunato genere. Sembra giunto il momento di ripensare nel suo complesso il profilo dell’artista, che realizzò soprattutto ritratti ma anche pale d’altare, destinati a sedi tutt’altro che locali (Napoli, per esempio). A tutt’oggi non esiste un repertorio completo delle numerose testimonianze letterarie che celebrano, in versi e in prosa, le doti di Fede Galizia, da intrecciare con un completo regesto documentario, approntato per l’occasione. La mostra, curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, aspira a rispondere, tramite la presentazione delle opere dell’artista e adeguati confronti, ai quesiti che riguardano la sua arte; si cerca di indagare perché Fede Galizia piaceva tanto e quali sono le ragioni del suo successo nell’epoca in cui visse. Ma anche quanto ha pesato, in questo, il suo essere donna in una società totalmente maschilista e quando la pittura era un “mestiere” da uomini. E si cerca di capire quanto cambia l’apprezzamento di un’opera d’arte tra il crepuscolo del Rinascimento e il mondo di oggi.
Sono esposte in mostra un’ottantina di opere tra dipinti, disegni, incisioni, medaglie e libri antichi. Oltre a opere di Fede Galizia, Plautilla Nelli, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana e Barbara Longhi, ci sono lavori di Arcimboldi, Bartholomeus Spranger, Giovanni Ambrogio Figino, Jan Brueghel e Daniele Crespi, provenienti dai più importanti musei italiani, come la Pinacoteca di Brera e il Castello Sforzesco di Milano, gli Uffizi di Firenze, l’Accademia Carrara di Bergamo, Palazzo Rosso di Genova, la Fondazione Cini di Venezia, la Galleria Borghese di Roma, oltre ad alcuni prestiti internazionali: dal Muzeum Narodowe di Varsavia, dal Ringling Museum of Art di Sarasota, dal Palacio Real de la Granja di San Ildefonso, oltre che da alcuni collezionisti privati.

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