Regina Cassolo Bracchi (Mede Lomellina, 1894 ‒ Milano, 1974) o, semplicemente, Regina è considerata una scultrice rivoluzionaria anche se è stata sin qui troppo poco considerata, e viene spesso ridotta a ruoli secondari del tipo “esponente femminile del Futurismo” e così via.
Oggi, la GAMeC di Bergamo propone, fino al 29 agosto, una trattazione sistematica che ripercorre in sintesi tutta la sua carriera e mostra come la sua arte “eccentrica”, sempre personale, leggermente discosta dalle varie tendenze alle quali si è avvicinata, abbia un valore assoluto, anche e soprattutto vista con gli occhi di oggi.
Il percorso parte dalle opere degli Anni Venti, preavanguardiste, nelle quali però si riscontrano i primi germi del linguaggio che verrà. La geometria, e più in generale la forma, diventano via via, nelle mani di Regina, strumenti straordinariamente malleabili, leggeri e allo stesso tempo, a modo loro, imponenti.

La svolta assoluta sono certamente le lastre di latta incise. Il concetto di scultura subisce con questi lavori una trasformazione che equivale a una dichiarazione di autonomia: sono lavori di piccole dimensioni eppure maestosi, agili nel fondere figura e astrazione, modernamente eclettici nel collocarsi in un punto di convergenza tra diversi mezzi espressivi. La mostra permette di coglierne la concezione esponendo anche i modelli realizzati “semplicemente” con carta e spilli.
Altro punto di svolta, che apre la seconda parte del percorso espositivo, è l’erbario che Regina disegna in mancanza d’altri materiali, essendo esiliata a causa della Seconda Guerra Mondiale. Le specie botaniche sono raffigurate con rigore ma anche caratterizzate, come se si trattasse di ritratti. È d’altronde questo il suo approccio costante: il metodo e il rigore della geometria non vengono mai meno, ma lasciano filtrare sottili deviazioni, aperture, fragilità feconde.
Risulta naturale, dunque, l’affiliazione all’Arte concreta, ma anch’essa segnata da un approccio laterale: lo si vede nella natura inusitata delle composizioni di plexiglas colorati, alcune delle quali sospese a fili di nylon e dunque fluttuanti.
Nella sezione relativa agli ultimi decenni di lavoro, l’eclettismo dell’artista si applica con sguardo riflessivo alla sua stessa opera: si fondono e si alternano i diversi stili praticati negli anni, come in un campionario che conferma e rinnova le sue scelte precedenti.
Pur attenendosi al criterio cronologico, la mostra propone rimandi tra opere di epoche diverse, corrispondenze formali e di concetto, focus su particolari aspetti.