Inhuman


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Per il Circuito del Contemporaneo in Puglia, al Castello di Barletta è allestita la mostra “Inhuman”, aperta fino al 18 ottobre, organizzata e prodotto dal Teatro Pubblico Pugliese e realizzata a cura di Giusy Caroppo.

In mostra sono esposte le opere di Kendell Geers, Oleg Kulik, Andres Serrano e si pone l’obiettivo di costituire stabilmente una rete d’eccellenza per la produzione e fruizione di arte contemporanea.

Kendell Geers, TW-INRI-816, 1994 Crocifisso-nastro chevron cm95x69x16, courtesy Kendell Geers

La mostra, distribuita in tutti gli ambienti dei sotterranei del maniero, vuole sollecitare la riflessione sull’universalità del degrado umano, della violenza esercitata dal singolo o dal potere ai danni della dignità della persona e delle sue libertà, anche alla luce del lockdown imposto dalla pandemia e dalle proteste mondiali a tutela delle differenze etniche, sfiorando la sfera morale e antropologica.

Al di là della storia, delle latitudini, dell’età anagrafica, del sesso e della religione, tanto da dimostrare come la “disumanità” sia, in effetti, “una delle qualità caratteristiche dell’essere umano” come già affermava nell’ottocento Ambrose Bierce.

Il concetto è declinato attraverso interventi site specific e opere caratterizzanti alcune serie storiche di tre artisti internazionali: Kendell Geers (Johannesburg-Sudafrica,1960. Vive a Bruxelles), Oleg Kulik (Kiev, 1961) e Andres Serrano (New York City, 1950).

Kendell Geers, nato in una famiglia afrikaans bianca della classe operaia durante il periodo dell’apartheid, ha abbracciato fin da ragazzo il movimento anti-apartheid. Egli declina, attraverso diversi media – neon, opere ad acrilico, sculture inedite o reinventate – il suo impegno di artista militante volto a smascherare ogni abuso di potere e a ritrovare una nuova spiritualità. Nel percorso, incentrato su un dialogo serrato con le opere di Oleg Kulik, Geers interviene con installazioni che concentrano nel messaggio scultoreo l’uso della forza; centrale, in una visione non dogmatica ma simbolica, è soprattutto il simbolo religioso cristiano o animista e la scelta di comunicare al pubblico anche attraverso l’uso più diretto della parola.

Il racconto si intreccia con i contributi, tra fotografia, video e installazioni site specific, del russo Oleg Kulik, artista visivo,  performer e attivista politico a favore della salvaguardia dell’ambiente e delle specie animali. Da performance storiche e visionarie testimoniate da videoinstallazioni, a quelle più strettamente connesse alla sua simbiosi con il mondo animale, impersonando l’“uomo cane”, in una disamina di situazioni estreme e claustrofobiche inneggianti alla libertà, sino a messaggi contro la falsa morale, la violenza delle guerre, le sperimentazioni ai danni degli esseri viventi, velati dalla poesia delle immagini e da atmosfere oniriche.

Quasi off limits per la forza esplicita delle immagini è la sequenza di otto opere selezionate dalla serie “Torture” di Andres Serrano, realizzata nel 2015 ed esposta in blocco in una delle sale cannoniere del Castello. La abitano tre uomini cui è negata l’identità ma di cui conosciamo nomi e cognomi, Fatima che “was Imprisoned and Tortured in Sudan”,  anonime vittime di torture incappucciate, insanguinate, inginocchiate e costrette a reggere posizioni innaturali ed estreme, per chiudere con l’essenza dell’assenza d’aria, sintetizzata  dall’emblematico interno, stretto e lungo, del carcere di sicurezza a Buchenwald.

La mostra è stata realizzata anche grazie al contributo del Comune di Barletta e alla collaborazione degli artisti e, rispettivamente, per Kendell Geeers di a/political, Londra e la collaborazione di Becky Haghpanah-Shirwan,  Sylwia Serafinowicz, Cendrine du Welz; per Oleg Kulik della Galleria Giampaolo Abbondio di Milano; per Andres Serrano della Galleria Alfonso Artiaco di Napoli.

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