La mano che crea


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La mostra allestita alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, Palazzo della Ragione, Civici Musei di Verona fino al 31 gennaio, tratta della vicenda di uno dei maggiori scultori dell’Ottocento veronese, Ugo Zannoni e del tema del mecenatismo che ha portato alla nascita di molte, grandi collezioni pubbliche.

Roberto Fontana – Lezione a memoria, 1880-1895, olio su tela cm 63×77,5 -Verona, Musei Civici, Galleria d’Arte Moderna Achille Forti ©Ennevifoto, Verona

Il progetto è curato dal direttore dei Musei Civici Francesca Rossi affiancata da un Comitato scientifico composto da Maddalena Basso, Camilla Bertoni, Elena Casotto, Tiziana Franco, Sergio Marinelli, Patrizia Nuzzo e Pietro Trincanato.
Artista che visse una lunga carriera all’insegna di relazioni artistiche tra Verona, Milano e Venezia, animata dall’impegno civile a favore della cultura e dei musei cittadini. Tra il 1905 e il 1918, Zannoni donò ai Musei Civici veronesi la sua cospicua collezione di opere d’arte, contribuendo così a gettare le basi per la costituzione di una Galleria d’Arte Moderna a Verona.
Fu grazie all’impulso e al profondo impegno civile e culturale di Ugo Zannoni, testimoniato dalla generosa donazione, che agli inizi del Novecento il Museo Civico poté rivolgere la sua attenzione all’arte allora contemporanea. 

Nella raccolta delle circa 200 opere donate, sono presenti artisti che Zannoni ha frequentato e altri animatori di ricerche scultoree e pittoriche significative del secondo Ottocento, tra realismo, umori risorgimentali e nuove poetiche della luce.
Tra loro, Domenico Induno, Mosè Bianchi, Filippo Carcano, Leonardo Bazzaro, Julius Lange, Luigi Nono, e il più moderno pittore divisionista Angelo Morbelli. Tra i veronesi, Angelo Dall’Oca Bianca, Francesco Danieli e il cugino dello scultore, Giuseppe Zannoni. Tra i soggetti rappresentati spiccano generi figurativi del paesaggio e del ritratto.
Se la collezione Zannoni rappresenta uno spaccato esemplare dell’affascinante mondo del collezionismo d’arte ottocentesco, dietro alle ragioni che portarono il collezionista al lascito al Comune di Verona, si riflette il forte senso civico che ha animato singolarmente la società civile veronese e veneta tra Otto e Novecento.
In mostra, nell’ampia quarta sala della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, sono rievocati l’atelier dello scultore e la collezione dell’artista, tipica di una galleria privata dell’Ottocento.

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