Orazio Borgianni. Un genio inquieto nella Roma di Caravaggio


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La mostra promossa dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica, curata da Gianni Papi e allestita nella sede di Palazzo Barberini di Roma, dedicata a Orazio Borgianni, è stata prorogata fino al 1° novembre 2020 per far fronte alle esigenwe delle visite contingentate e offrire la possibilità di visitarla a tutti.

Simon Vouet, Buona ventura, 1617, olio su tela-Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini, Roma

Si tratta della prima mostra monografica dedicata a Orazio Borgianni (Roma, 1574 – 1616) ha luogo significativamente a Palazzo Barberini, dove sono conservati due capolavori dell’artista, l’Autoritratto e la Sacra Famiglia con San Giovannino, Santa Elisabetta e un angelo, insieme a uno dei più ricchi e importanti nuclei di dipinti caravaggeschi al mondo.
Nella prima parte della mostra sono esposte 18 opere autografe che tratteggiano la vicenda storico-artistica di Borgianni dando un ritratto esauriente della sua attività a Roma, dove rientrò nel 1605 dopo il soggiorno di alcuni anni in Spagna, periodo in cui ebbe la possibilità di conoscere El Greco. A Roma rimase fino al 1616, anno della sua morte, e dove venne in contatto con Caravaggio. È in questo decennio che eseguì i suoi capolavori e definì il suo stile anticipatore, anche se in alcune opere, assieme ad una varietà di soluzioni stilistiche innovative, si riscontrano richiami caravaggeschi.
Una seconda sezione, con 17 opere in mostra, riguarda quella schiera di grandi pittori rispetto ai quali l’influenza di Borgianni fu significativa e talvolta decisiva. Fra questi Carlo Saraceni, Antiveduto Gramatica, Giovanni Lanfranco, Simon Vouet, Giovanni Serodine. Sono esposte in mostra opere di Marcantonio Bassetti, Carlo Bononi, Guido Cagnacci, Tanzio da Varallo, Giovan Francesco Guerrieri, Luis Tristan, Claude Vignon.
Per l’occasione è stato pubblicato da Skira Editore un catalogo illustrato con il saggio di Gianni Papi, i testi di Daniela Brogi e Yuri Primarosa e le schede delle opere di Tommaso Borgogelli, Enrico Ghetti e Gianni Papi.

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