Ren Hang. Nudi


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Anche il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato riapre al pubblico e lo fa con una grande mostra dedicata al fotografo Ren Hang, oltre alla proroga, fino al 23 agosto, di The Missing Planet, alla nuova video installazione Interregnum di Adrian Paci; dalle dieci bandiere d’artista realizzate da Marinella Senatore, Nico Vascellari, Marzia Migliora, Eva Marisaldi, Flavio Favelli, Marcello Maloberti, Elisabetta Benassi, Massimo Bartolini, Elena Mazzi e Andreco per Centro Pecci Extra al progetto KENE/Spazio.

La mostra “Nudi” dedicata fotografo e poeta cinese Ren Hang (1987-2017), tragicamente scomparso a neppure trent’anni, curata da Cristina Perrella, sarà aperta fino al 23 agosto e presenta una selezione di novanta scatti provenienti da collezioni internazionali, capace di restituire tutta l’intensità della sua poetica, accompagnate dalla documentazione del backstage di un suo shooting nel Wienerwald nel 2015 e da un’ampia selezione dei libri fotografici da lui realizzati.

Ren Hang, Untitled, 2015, Courtesy OstLicht Gallery and Ren Hang Estate

Ren Hang, che non ha mai voluto essere considerato un artista politico, nonostante le sue fotografie fossero ritenute in Cina pornografiche e sovversive, è noto soprattutto per la sua ricerca su corpo, identità, sessualità e rapporto uomo-natura, che ha per protagonista una gioventù cinese nuova, libera e ribelle.

Per lo più nudi, i suoi soggetti appaiono su un tetto tra i grattacieli di Pechino, in una foresta di alberi ad alto fusto, in uno stagno con fiori di loto, in una vasca da bagno tra pesci rossi che nuotano oppure in una stanza spoglia, i loro volti impassibili, le loro membra piegate in pose innaturali. Cigni, pavoni, serpenti, ciliegie, mele, fiori e piante sono utilizzati come oggetti di scena assurdi ma dal grande potere evocativo. Sebbene spesso provocatoriamente esplicite nell’esposizione di organi sessuali e nelle pose, che a volte rimandano al sadomasochismo e al feticismo, le immagini di Ren Hang risultano di difficile definizione, scottanti e allo stesso tempo permeate da un senso di mistero e da un’eleganza formale tali da apparire poetiche e, per certi versi, melanconiche.

I corpi dei modelli, tutti simili tra loro, esili, glabri, dalla pelle bianchissima e i capelli neri, rossetto rosso e unghie smaltate per le donne, sono trasformati in forme scultoree dove il genere non è importante. Piuttosto che suscitare desiderio, queste immagini sembrano voler rompere i tabù che circondano il corpo nudo, sfidando la morale tradizionale che ancora governa la società cinese. In Cina, infatti, il concetto di nudo non è separabile da quello di pornografia e il nudo, come genere, non trova spazio nella storia dell’arte e, così, le fotografie di Ren Hang sono state per questo spesso censurate.

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