Un’accademia e molto altro. Sette avvenimenti epocali nell’arte 1648-1841


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Un’accademia, una legge, due nuovi musei, un’esposizione, due brevetti non solo rappresentano sette avvenimenti epocali nella storia dell’arte in due secoli, precisamente dal 1648 al 1841, ma soprattutto evidenziano nell’arte stessa – intesa non solo come opere e artisti, scuole e movimenti – un work in progress verso il moderno (o la modernità) che a sua volta, nel senso (storico-artistico) del moderno, ingenera parecchie interessanti discussioni.

Una prima discussione riguarda un equivoco di fondo nella storia dell’arte intesa come necessaria periodizzazione da critici e studiosi: l’equivoco riguarda il termine appunto ‘moderno’ abbinato a due epoche sostanzialmente diverse. Infatti da un lato alcuni storici dell’arte parlano di ‘arte moderna’ riferita all’esatta corrispondenza con l’Evo Moderno che va dal 1495 (scoperta dell’America) al 1789 (rivoluzione francese). Dall’altro invece diversi critici militanti, nel corso del XX secolo, parlano di ‘moderno’ o ‘modernità’ in riferimento alle avanguardie o, nello specifico, ad alcuni movimenti artistico-culturali.

A ciò si aggiunge una seconda discussione che può ingenerare un’ulteriore complicanza: l’aggettivo ‘contemporaneo’ in pittura-scultura-architettura viene usato soprattutto quando a fine Ottocento l’esperienza plastico-figurativa compie effettivamente una svolta radicale, andando oltre la rappresentazione prospettica e naturalista che parte da Giotto (e poi Piero della Francesca) e arriva a Macchiaoli e Impressionisti (per alcuni teorici la fine del percorso, per altri l’inizio di uno nuovo, ‘contemporaneo’).

L’ulteriore discussione che accentua questo caos terminologico resta l’impossibile coincidenza tra l’iter storico (sociale, politico, religioso, militare, economico) e l’avvicendamento sempre più frequente di estetiche, tendenze, scuole, in ambito figurativo, all’interno di universi culturali talvolta integratisi talaltra divergenti o paralleli o sfasati cronologicamente. Già sotto quest’ultimo aspetto diversi grandi stili, come ad esempio il Rinascimento e il Barocco, esistenti in ogni disciplina, in pittura vengono anticipati di circa un secolo rispetto alla musica.

Anche la Storia moderna con la S maiuscola viene anticipata, prefigurata, teorizzata dalle arti figurative di almeno un secolo, se si pensa al Rinascimento, quale fenomeno cognitivo di forte rottura con il Medioevo simboleggiato da Romanico e Gotico. Tuttavia, guardando all’arte quale insieme di istituzioni pubbliche e private, sono i circa 200 anni che vanno dal 1648 al 1841 a porre, grazie a sette avvenimenti definibili epocali, le basi di un’idea appunto moderna che trova compiuta definitiva realizzazione nella contemporaneità dei secoli XX e XXI.

Come infatti discute Lee Chesire nel suo recente 50 momenti che cambiarono l’arte, oltre quadri, disegni, statue, stampe, chiese, monumenti, palazzi di grandissima visibilità, sono dunque alcuni ‘trovate’ istituzionali a garantire al mondo dell’arte la solidità, la protezione, la la cura, la ricerca, che la preservano dalle barbarie di un’Europa sempre più devastata dalle guerre tra gli Stati nazionali in lotta per il predominio sull’intero continente.

Jean-Baptiste Martin, Une assemblée ordinaire de l’Académie royale de Peinture et de Sculpture au Louvre, 1712/21

Ecco dunque che l’Académie Royale de Peinture et de Sculpure il 10 gennaio 1648 a Parigi segna un punto di non ritorno, nel modo, per almeno due secoli; concepita da re Luigi XIV per avere la disponibilità di pittori, scultori, decoratori nell’erigendo Louvre, ha però alcuni detrattori già all’epoca: l’Accademia – fondata da potenti e non da artisti, artigiani, corporazioni come nel Rinascimento – viene ritenuta troppo normalizzatrice per la creatività individuale, anche se poi farà da modello istituzionale per altre grandi nazioni, a partire dall’Inghilterra, dove però solo 120 anni dopo, il 10 dicembre 1768, aprirà la Royal Academy of Arts.

È ancora il Regno Unito, in quegli anni, a essere protagonista di due avvenimenti epocali: da un lato il pittore William Hogarth, il 23 giugno 1785, riesce a ottenere dal Parlamento inglese (che già nel 1710 approva la prima legge moderna sul diritto d’autore) un analogo dettame sulle incisioni: la Legge Hogarth, così chiamata, risulta ancora oggi alla base delle regole su come pubblicare le immagini a mezzo stampa. Dall’altro lato il 15 gennaio 1759 a Londra si inaugura British Museum (inizialmente con le curiosità radunate da Hans Sloane) quale museo pubblico aperto a tutti: è un esempio a cui il Louvre si uniformerà solo dal 10 aprile 1792, grazie alla rivoluzione francese che democratizza la preziosa raccolta di Luigi XVI.

Ma è di nuovo il British Museum a sorprendere, quando, nel 1816, espone per la prima volta i fregi del Partenone: prelevati dal conte di Elgin nel 1801 in accordo con il governo ottomano (non senza polemiche degli stessi inglesi) marmi scolpiti aumentano, così presentati in pubblico, l’interesse (anche popolare) verso l’archeologia e il mondo antico (greco in primis) già ribadito dallo stile neoclassico in piena effervescenza.

Parigi e Londra, ancora a metà Ottocento, si contengono alcuni degli avvenimenti epocali che mutano il corso della storia dell’arte: rispettivamente il 7 e il 31 gennaio 1839 Louis Daguerre e William Henry Fox Talbot rendono pubblica l’invenzione della fotografia: uno strumento che immortala oggettivamente la realtà (sia pure in bianco e nero su una superficie piatta) destinato a cambiare il senso e il ruolo dell’estetica in almeno tre direzioni: replicare oggettivamente anche le opere d’arte e diffonderle a livello di massa; di conseguenza spostare l’interesse degli artisti verso la reinterpretazione del mondo in chiave non più realistica; incrementare l’uso estetico della fotografia medesima quale arte in sé, nuova e moderna.

Solo due anni più tardi un’invenzione apparenmente banale o secondaria, sarà anche essa destinata a rivoluzionare la pittura: John Goffe Rand, negli Stati Uniti, l’11 settembre 1841, brevetta il tubetto in metallo per i colori a olio, con un sistema ancora oggi usatissimo: da un lato consentirà la pittura en plein air, dall’altro l’utilizzo materico, gestuale, velocizzato dei colori stessi: è in fondo l’inizio delle avanguardie.

Académie, Legge Hogarth, British e Louvre, marmi del Partenone, fotografia, tubetti sono dunque, in nemmeno duecento anni, avvenimenti epocali destinati a mutare per sempre non solo il mondo dell’arte, ma le modalità con le quale il mondo si rapporta all’arte stessa. Sono, in conclusione, eventi di un’era moderna storicamente già iniziata da un secolo e mezzo e terminata da cinquant’anni per gli storici. I sette avvenimenti incideranno per sempre sulle istituzioni (i primi quattro) oppure (gli altri tre) contribuiranno a una rivoluzione estetica che prelude all’altro ‘moderno’: quello che sarà sinonimo di novità, ricerca, cambiamento, sperimentazione da fine Ottocento sino a oggi.

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