Migrating Objects. Arte dall’Africa, dall’Oceania e dalle Americhe


Stampa

Alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, Palazzo Venier dei Leoni, fino al 14 giugno prossimo è allestita una mostra dedicata all’arte proveniente dall’Africa, dall’Oceania e dalle Americhe, dal titolo “Migrating Objects”

La mostra mette in risalto una parte meno conosciuta della collezione della mecenate americana che, negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso ha iniziato a guardare oltre i confini dell’Europa e degli Stati Uniti interessandosi all’arte dell’Africa, dell’Oceania e delle culture indigene delle Americhe.

Maschera bifronte a elmo (wanyugo), probabilmente metà del XX secolo, Artista non riconosciuto Senufo, Costa d’Avorio

In occasione di questa mostra sono quindi esposte per la prima volta al pubblico, 35 opere di arte non occidentale e l’aspetto innovativo dell’esposizione è la presentazione di questi oggetti in gruppi che privilegiano i contesti originari o, in alternativa, in dialogo con alcuni capolavori delle avanguardie europee in collezione di artisti che sostennero lo sviluppo del proprio linguaggio modernista attraverso l’appropriazione di queste opere.  L’esposizione è il frutto di un lungo periodo di ricerche e confronti da parte di un team di studiosi su questi lavori per lungo tempo tralasciati negli studi sulla collezione di Peggy Guggenheim. Nel corso degli ultimi due anni e mezzo le ricerche hanno portato a risultati anche sorprendenti, come l’attribuzione di alcune opere, in particolare la maschera copricapo proveniente dalla Nigeria (Ago Egungun) creata nell’atelier di Oniyide Adugbologe (1875–1949 c.), presente in mostra.   
Questa mostra contestualizza l’approccio di Peggy Guggenheim entro l’ambito ben più ampio e problematico della tradizione occidentale che privilegia l’affiancare lavori d’arte moderna occidentale e non occidentale sulla base di affinità formali e concettuali. La scelta di impiegare questi due metodi differenti permette di prendere in considerazione come le opere, i cui significati e scopi originari sono spesso fraintesi, siano collocate negli studi, nelle gallerie, nei musei e nelle case, con finalità spesso contradditorie. Tracciare le traiettorie di questi oggetti è un atto che rivela gli intrecci formatisi tra colonizzazioni, annessioni, migrazioni e reinterpretazioni unitamente alla storia degli individui, noti o non riconosciuti.
La mostra è curata da un Comitato scientifico che include: Christa Clarke, curatrice indipendente e studiosa delle arti dell’Africa e affiliata all’Hutchins Center for African & African American Research, Harvard University, Cambridge, Mass.; R. Tripp Evans, professore di Storia dell’arte e Co-Chair, Department of Visual Art and Art History, Wheaton College, Norton, Mass.; Ellen McBreen, professoressa associata di Storia dell’arte, Department of Visual Art and Art History, Wheaton College, Norton, Mass.; Fanny Wonu Veys, curatrice, Oceania, National Museum of World Cultures, Amsterdam, Berg en Dal, Leiden e Rotterdam, con Vivien Greene, Senior Curator, 19th- and Early 20th-Century Art, Guggenheim Museum, che ha curato anche il catalogo dell’esposizione.

Share Button