Kiluanji Kia Henda. Something Happened on the Way to Heaven


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Kiluanji Kia Henda (Luanda, Angola, 1979) espone le sue opere per la prima volta in un museo europeo al MAN, Museo d’Arte Provincia di Nuoro, fino al 1 marzo.
La mostra è curata da Luigi Fassi, direttore del MAN, prodotta ad hoc per il museo di Nuoro che in collaborazione con Fondazione Sardegna Film Commission e Luma Foundation di Arles ha invitato l’artista a esplorare l’isola e a offrire il proprio sguardo estetico sulla Sardegna. Il progetto ripropone una modalità di invito-residenza e in autunno questa stessa mostra sarà ospite della Galerias Municipais di Lisbona. 

Kiluanji Kia Henda, Migrants Who Don’t Give A Fuck, 2019, silk screens, 100 x 63 cm


Sono qui esposte una serie di opere scultoree e installative realizzate ex-novo da Kiluanji Kia Henda durante il soggiorno sull’isola, accanto a lavori fotografici precedentemente prodotti. 
Nelle opere di nuova produzione le bellezze paesaggistiche della terra sarda si fondono con le tracce architettoniche della Guerra Fredda e delle basi militari ancora presenti sull’isola. Sono elementi che caratterizzano tutto il bacino Mediterraneo di oggi, terra di migrazioni e ingiustizie sociali all’interno di una paradossale cornice di idilliaca bellezza naturale. 
Questo progetto si modula come un’osservazione a due vie sull’universo mediterraneo della Sardegna: un apparente idillio paradisiaco che come un velo di maya manifesta la presenza del suo contrario. La dialettica contraddittoria dell’isola appare qui come una sintesi di uno splendore naturale dotato di caratteristiche idealizzate e di un controcanto oscuro di minacce antiche e attuali.

Il primo elemento dialettico è per l’appunto il bello; rappresentato dalla natura mediterranea e dall’idealizzazione del mare e delle coste. Il secondo elemento è invece il brutalismo architettonico, ciò che può essere etichettato come “il rimosso estetico”, costituito dalle tracce sul territorio della stagione della Guerra Fredda che hanno sporcato il locus amoenus con basi militari e rovine industriali nel segno, a oggi ancora indelebile, di un supposto progresso dopo il secondo dopoguerra. A questo “rimosso estetico” si aggiunge l’immagine del Mediterraneo del presente, non più ponte di prossimità sincretica tra mondi, lingue e culture, ma miraggio di speranza di una nuova vita tradottasi in morte per migliaia di persone che tentano di attraversarlo per raggiungerla.
Il tema della migrazione e dello spostamento è qui evocato attraverso immaginari zoomorfi come quello dei fenicotteri, che vivono una mobilità nomadica come parte integrante della loro vita, senza rigide determinazioni stagionali, simboleggiando la migrazione come fenomeno libero, imprevedibile e universale.
Chiude la mostra una serie di immagini realizzate nel 2006 dall’artista a Luanda in Angola, con cui Kiluanji Kia Henda aveva iniziato il suo percorso artistico, documentando la devastazione del territorio angolano durante la Guerra Fredda.

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