Renato Guttuso. La Vucciria


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A Roma, nella Sala della Lupa della Camera dei Deputati, Palazzo Montecitorio, fino al 12 gennaio prossimo è allestita una mostra dedicata al Maestro siciliano Renato Guttuso che prende il titolo da un suo capolavoro: “La Vucciria”, che proviene dalla sede del Rettorato dell’Università di Palermo, nel Complesso Monumentale del Palazzo Chiaramonte–Steri.

Renato Guttuso, La Vucciria, 1974, olio su tela, Universita degli studi di Palermo in esposizione permanente presso il Complesso Monumentale dello Steri

L’esposizione, promossa dall’Università degli Studi di Palermo e dalla Fondazione Sicilia, rappresenta un importante momento di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale siciliano e vuole essere l’inizio di un ciclo di appuntamenti che renderanno protagoniste anche le altre regioni italiane. 
La Vucciria è un grandioso dipinto di 3 metri quadri realizzato da Guttuso nel 1974 nel pieno della sua maturità artistica e fu donato dallo stesso autore all’Università di Palermo, dove è normalmente esposto presso la sede istituzionale di Palazzo Chiaramonte-Steri. Questo capolavoro, considerato il dipinto più celebre di Guttuso, immerge lo spettatore in una scena di vita quotidiana, in uno dei più affascinanti mercati di Palermo; con realismo crudo e sanguigno come le carni esposte nel famoso omonimo mercato di Palermo, esprime una delle tante anime della città siciliana, ed è talmente forte il segno dell’artista e il senso del colore che sembra sprigionare il vocio e la cantilena quasi araba dei vanniaturi del celebre mercato palermitano che dà il nome al quartiere, ed emanare i profumi dei prodotti tipici, frutta e verdura, esposti sulle bancarelle, ingredienti saporosi per la cucina siciliana. 
Il termine vucciria deriva dal francese boucherie, in italiano macelleria, poi italianizzato in bocceria e infine sicilianizzato per essere usato oggi con il significato di confusione, cioè quel miscuglio incomprensibile di voci, di persone, di oggetti, di espressioni e di azioni tipiche del mercato. 
Questo conduce alla struttura del mercato palermitano, che ricorda moltissimo i suk, quei mercati organizzati in corporazioni, nati dalla cultura degli arabi, che furono i padroni della Sicilia tra il IX e il X secolo. 
Osservando il quadro si ha l’impressione di udire la “vucciria” della gente, di percepire la confusione della gente e della merce, come se le voci e gli odori uscissero dal dipinto e si concretizzassero. In quest’opera, lo spazio viene scandito ritmicamente dalle cassette ricche di pesci e di crostacei a sinistra, dal marmo, dove il pescivendolo mette in bella mostra le teste dei pescispada, fino alle casse di frutta e verdura che circondano i passanti, senza dimenticare la macelleria con il realismo crudo delle carni appese sugli uncini.
L’evento è promosso dall’Università di Palermo, dalla Fondazione Sicilia e organizzato da Civita, con il contributo di Igea Banca.

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