Berenice Abbott. Topographies


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Con 80 immagini in bianco e nero di Berenice Abbott (1898-1991), a Palazzo delle Paure di Lecco è costituita la mostra “Topographies”, aperta al pubblico fino all’8 settembre, realizzata a cura di Anne Morin e Piero Pozzi, col patrocinio del Comune di Lecco, prodotta e realizzata da Di Chroma Photography e ViDi – Visit Different.

La mostra è articolata in tre sezioni che definiscono la sua cifra espressiva più caratteristica: “Ritratti”, “New York”, “Scienza” e ripercorre l’intera carriera dell’artista statunitense.

Berenice Abbott, Flatiron Building, Madison Square, New York, 1938 ©Berenice Abbott_Getty Images

Il percorso espositivo si apre con i ritratti, realizzati a partire dal 1925 all’interno dello studio parigino di Man Ray, di cui fu assistente.

Con queste fotografie, Berenice Abbott ottenne subito un grande successo, sia di critica che commerciale, al punto che entro un anno riuscì ad aprire un proprio atelier e a esporre le sue opere in galleria.

Tra gli scatti più riusciti vi sono quelli alla scrittrice Solita Solano, al fotografo Eugène Atget, all’attrice Dorothy Whitney, a Jean Cocteau o ancora, quello a James Joyce.

Tornata negli Stati Uniti nel 1929, Berenice Abbott abbandonò il tema del ritratto a causa delle pressioni economiche che seguirono la Grande Depressione, per dedicarsi alle fotografie di New York, di cui documentò i cambiamenti e la crescita come metropoli e che possono essere definite come i suoi lavori più riusciti. I primissimi scatti furono semplicemente degli appunti, colti con una piccola fotocamera, per poi essere tradotti, nel 1932, in grande formato grazie alla sua macchina Century Universal.

La mostra prosegue con la sezione dedicata alla scienza. Nel 1939, infatti, la Abbott iniziò il suo progetto più ambizioso. Credendo che i fenomeni scientifici fossero validi soggetti artistici, s’impegnò a dimostrare che la fotografia era il mezzo più adatto e qualificato per unire arte e scienza. Lavorò per oltre vent’anni in solitudine a questo progetto, fino a quando, nel 1958, il suo lavoro venne riconosciuto dal Physical Science Study Committee e venne assunta dal MIT – Massachussets Institute of Technology.

Chiude il percorso il documentario Berenice Abbott: A View of the 20th Century di Kay Weaver e Martha Wheelock (1992).

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