Jan Fabre. Oro rosso


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A Napoli la mostra dedicata a Jan Fabre è dislocata in quattro sedi: il Museo e Real Bosco di Capodimonte, la chiesa del Pio Monte della Misericordia, il Museo Madre, la galleria Studio Trisorio, dove rimarrà aperta al pubblico fino al 30 settembre, eccetto al Museo e Real Bosco di Capodimonte dove si chiuderà al 15 settembre.

Jan Fabre-The Red Gold Passion-2019-corallo rosso “Deep Sea”, pigmento, polimero-cm30,9 x 24,6 x 24,7

La mostra, composta da sculture d’oro e corallo, disegni di sangue, creati dall’artista dagli anni Settanta ad oggi, oltre a una serie inedita e sorprendente di sculture in corallo rosso, realizzata appositamente per Capodimonte, è curata da Stefano Causa insieme a Blandine Gwizdala.

Le opere qui esposte si pongono in dialogo con alcuni capolavori pittorici e splendidi oggetti d’arte decorativa di epoca rinascimentale, manierista e barocca selezionati da Stefano Causa.

In mostra, le sculture dorate di Jan Fabre danno corpo prezioso alle idee dell’artista sulla creazione, sull’arte e sul suo rapporto con i grandi maestri del passato. Nei disegni di sangue si ritrovano invece le più profonde motivazioni dell’artista, le sue sperimentazioni, il suo manifesto poetico, fisico, intimo.

Il corallo è stato chiamato “oro rosso”, per la sua preziosità e per la sua valenza apotropaica.

Invece, a cura di Melania Rossi, la scultura di Jan Fabre “The man who bears the cross” (L’uomo che sorregge la croce) (2015), è visibile nella chiesa del Pio Monte della Misericordia, in dialogo diretto con il capolavoro di Caravaggio “Sette opere di Misericordia” (1606-1607).
 La scultura, realizzata completamente in cera, è un autoritratto dell’artista, basato sui tratti somatici dello zio Jaak Fabre, che tiene in bilico una croce di oltre due metri sul palmo della mano.

Il confronto tra il linguaggio seicentesco di Caravaggio e quello contemporaneo fiammingo di Fabre accende nuove riflessioni, segnando un ideale e virtuoso passaggio di testimone tra passato e presente artistici.

Al Museo Madre, a cura di Andrea Viliani, Melania Rossi e Laura Trisorio, è collocata la scultura “L’uomo che misura le nuvole” (2018), in un’inedita versione in marmo di Carrara.
 Questa opera si ispira all’affermazione che l’ornitologo Robert Stroud pronunciò nel momento della liberazione dalla prigione di Alcatraz, quando dichiarò che si sarebbe d’ora in poi dedicato appunto a “misurare le nuvole”.

Presso la storica galleria Studio Trisorio, è esposta una selezione di opere di Jan Fabre realizzate completamente con di gusci di scarabei iridescenti.
 La mostra, dal titolo “Tribute to Hieronymus Bosch in Congo” (Omaggio a Hieronymus Bosch in Congo), a cura di Melania Rossi e Laura Trisorio, è composta da grandi pannelli e da sculture a mosaico di scarabei ispirati alla triste e violenta storia della colonizzazione del Congo belga. In queste opere, l’ispirazione storica si unisce alla simbologia medioevale tratta da uno dei più grandi maestri fiamminghi, uno dei maestri putativi di Jan Fabre, Hieronymus Bosch, e in particolare dal suo capolavoro “Il Giardino delle Delizie” (1480-1490).

L’artista ci porta in una zona indefinita, tra il Paradiso e il Congo Belga, in un’illusione di libertà, in un luogo lontano, sia mitico che concreto, attraverso una polisemia di immagini dell’esistenza umana.

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