Da lontano era un’isola


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La mostra dedicata agli artisti Katinka Bock (Francoforte, 1976), Giulia Cenci (Cortona, 1988), Philipp Messner (Bolzano, 1975), inaugura la stagione espositiva di Kunst Meran Merano Arte che riserva ad ogni artista un piano dell’edificio, producendo tre mostre personali e creando, appunto, tre isole.
Realizzata a cura di Christiane Rekade, l’esposizione sarà aperta al pubblico fino al 16 giugno prossimo e prende ispirazione da Bruno Munari, il quale, dopo aver raccolto alcuni sassi sulla spiaggia li porta a casa, per esaminarli e per poi rivelare i mondi nascosti dietro a essi.

Giulia Cenci, ground-ground, 2017, exhibition view, SpazioA, Pistoia

L’osservazione verso i propri materiali di lavoro e il loro utilizzo sperimentale, il coinvolgimento del pubblico e un’indagine sulle modalità di percezione sono aspetti che accomunano anche i tre artisti invitati. Le opere che presentano si pongono in dialogo con lo spazio espositivo, adattandosi o opponendosi ad esso; oggetti e installazioni preesistenti sono riformulati e ricombinati in relazione al luogo.
In particolare, alla base del lavoro di Katinka Bock troviamo un’indagine sulle modalità di visualizzazione dei processi e delle sequenze temporali e di percezione degli spazi espositivi e una riflessione sulle forze esistenti i natura. Nei suoi oggetti in ceramica e in bronzo spesso adotta delle forme caratteristiche dei luoghi circostanti alla sede espositiva: ad esempio include nel processo di fusione delle parti di piante, assumendo la natura come parte integrante delle proprie sculture. Anche nelle sue installazioni lavora spesso con materiali precari come l’argilla cruda, la sabbia o il legno, portando il mondo esterno all’interno dello spazio espositivo.
Anche le sculture di Giulia Cenci creano un rapporto con il luogo che le ospita, sviluppandosi al suo interno e creando una sorta di paesaggio dimenticato. Forme e strutture di derivazione sia organica sia industriale sono raggruppati e dispersi nello spazio, innescando innumerevoli possibili associazioni ma senza mai lasciarsi intrappolare in una singola definizione. Questi lavori danno l’impressione di una disposizione provvisoria, mutevole, in costante mutamento.
Philipp Messner indaga attraverso i suoi lavori la nostra percezione e i rapporti tra oggetto e osservatore. Nella sua installazione Clouds del 2016 ha fatto sparare neve artificiale colorata nel prato a sud dell’Alte Pinakothek di Monaco, affrontando così con un’operazione di forte impatto la nostra idea  di naturale e artificiale e creando un “campo pittorico calpestabile”. Analogamente, nei suoi lavori più recenti, Messner sfida le nostre abitudini visive, lavorando frammenti di marmo con pigmenti colorati e creando così delle composizioni che disturbano e affascinano al contempo e che si pongono al di là delle tradizionali distinzioni tra pittura e scultura.

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