World Press Photo 2018 – Aosta


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Venezuela crisis, © Ronaldo Schemidt, Agence France Presse

Per un mese, fino al 6 gennaio prossimo, al Forte di Bard (Ao) è esposta l’edizione n. 61 del World Press Photo, ossia il concorso internazionale di fotogiornalismo, che è tra gli eventi più attesi nella programmazione espositiva del Forte valdostano. Una occasione unica, per vivere attraverso gli occhi dei più grandi fotoreporter di oggi e i loro scatti più sensazionali, la cronaca che si fa storia del nostro tempo.
Non si tratta soltanto di una galleria di immagini sensazionali, ma è un documento storico che permette di rivivere gli eventi cruciali del nostro tempo. Il suo carattere internazionale, i milioni di persone che ogni anno nel mondo visitano la mostra, sono la dimostrazione della capacità che le immagini hanno di trascendere differenze culturali e linguistiche per raggiungere livelli altissimi e immediati di comunicazione.
È il modo di “connettere il mondo con le storie che contano”, come afferma Lars Boering, managing director della World Press Photo Foundation. Le immagini più belle di ogni edizione vengono proposte, come accade al Forte di Bard, in una mostra. L’esposizione tocca 45 paesi e in centinaio di diverse località.
In occasione di questa edizione di World Press Photo, i paesi partecipanti sono stati 125, con 4.548 fotografi e 73.044 immagini proposte. Una giuria internazionale indipendente ha selezionato, tra queste, un totale di 312 immagini – nominate nelle otto categorie, tra cui, quella ambientale che debutta proprio in questa edizione – di 42 fotografi provenienti da 22 paesi: Australia, Bangladesh, Belgio, Canada, Cina, Colombia, Danimarca, Egitto, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Norvegia, Russia, Serbia, Sud Africa, Spagna, Svezia, Paesi Bassi, Regno Unito, Usa e Venezuela. Di questi candidati, 15 hanno vinto precedenti premi World Press Photo, mentre 27 sono stati riconosciuti per la prima volta.

Vincitore assoluto del World Press Photo 2018 è il reportage “Crisi del Venezuela” del venezuelano Ronaldo Schemidt, fotografo della Agence France-Presse. Il suo scatto raffigura un giovane in fuga, avvolto dalle fiamme, nel giorno della manifestazione contro il presidente Nicolás Maduro, a Caracas nel maggio 2017.

I sei nominati vincitori delle altrettante sezioni concorrenti alla foto dell’anno sono, in ordine alfabetico: “Crisi Rohingya” di Patrick Brown, Australia, campagna per l’Unicef; “Boko Haram ha attaccato le bombe suicide e contro di loro. In qualche modo queste ragazze adolescenti sono sopravvissute. “Aisha, 14 anni” di Adam Ferguson, Australia, per il New York Times; “Testimoniare le conseguenze immediate di un attacco nel cuore di Londra” di Toby Melville, Regno Unito, Reuters; “La battaglia per Mosul. Allineati per una distribuzione di aiuti” di Ivor Prickett, Irlanda, per il New York Times.
Tra i vincitori cinque sono italiani: Alessio Mamo, secondo nella categoria Volti, foto singola; Luca Locatelli, secondo nella categoria Ambiente, reportage; Fausto Podavini, secondo nella categoria progetti a lungo termine; Giulio di Sturco, secondo nella categoria Storie d’attualità, foto singola e Francesco Pistilli, terzo nella categoria Notizie generali, reportage.
Nata nel 1955, la World Press Photo Foundation è un’istituzione internazionale indipendente per il fotogiornalismo senza fini di lucro con sede ad Amsterdam.

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