Da Magritte a Duchamp. 1929: il Grande Surrealismo dal Centre Pompidou


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Salvador Dalí, Donna dormiente, cavallo, leone invisibili, Collection Centre Pompidou, Paris © Salvador Dalí, Fundació Gala-Salvador Dali-Adagp, Paris

Al Palazzo Blu di Pisa è allogata la mostra “Da Magritte a Duchamp. 1929: il Grande Surrealismo dal Centre Pompidou”, aperta al pubblico fino al 17 febbraio 2019, che espone opere provenienti dal Museo francese, in occasione del decennale della Fondazione Palazzo Blu.

La mostra è curata da Didier Ottinger, gode dei patrocini di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Comune di Pisa, Regione Toscana ed è organizzata da Fondazione Palazzo Blu e MondoMostre con la collaborazione di Fondazione Pisa.

La mostra è composta da circa 90 opere, tra capolavori pittorici, sculture, oggetti surrealisti, disegni, collage, installazioni e fotografie d’autore con l’intento di mostrare la straordinaria avventura dell’avanguardia surrealista, attraverso i capolavori prodotti al suo apogeo e dunque intorno all’anno 1929, un’annata cruciale per il gruppo di artisti che in quegli anni operava in quella Parigi fucina delle Avanguardie e capitale dello sviluppo artistico mondiale.
Anno catastrofico per la memoria collettiva (crollo dell’economia, crisi dell’Internazionale comunista, etc.), il 1929 segna anche una svolta decisiva nella storia del Surrealismo.
In quell’anno il teorico del movimento André Breton e il poeta Louis Aragon cercano di modificare il movimento dalle sue fondamenta teoriche. Questo nuovo approccio non trova tutti i membri d’accordo e sembra creare una insanabile frattura all’interno del gruppo stesso. Nonostante queste lacerazioni interne, la vitalità del movimento resta intatta. L’arte surrealista sembra più che mai affermarsi.
A dicembre, sulla rivista “Révolution Surréaliste”, André Breton pubblica il Secondo manifesto surrealista che sancisce l’allineamento al Partito comunista francese e imprime al movimento la nuova svolta “ragionante”.
Apre il percorso espositivo una grande varietà di opere di primaria importanza, per la maggior parte realizzate tra il 1927 e il 1935.

Sono qui esposte di Magritte “Le double secret”, tra le più iconiche del Maestro e di notevoli dimensioni (114 x 162cm) e “Le modèle rouge”, del 1935, lo strano paio di scarpe-piedi che rimanda a una realtà inventata, al sogno e persino alla sfera del mostruoso.
Fondamentale anche il nucleo di dipinti presenti in mostra di Salvador Dalí, tra i quali “Dormeuse, cheval, lion invisibles” del 1930 e “L’âne pourri” di poco precedente, del 1928; proveniente dalla collezione di Paul Eluard, appartiene alla serie dei dipinti-collage di Dalí e ha come soggetto il macabro tema della putrefazione sul quale l’artista rifletteva insieme all’amico e poeta Federico García Lorca.
Sono presenti i collage di Max Ernst, le sculture di Alberto Giacometti e Man Ray, le maschere in filo di ferro di Alexandre Calder e gli altri grandi dipinti di Picasso, Mirò, De Chirico.
Il 1929 vede anche l’affermarsi della fotografia surrealista, testimoniato dagli stretti legami tra i grandi fotografi quali Brassaï, Lotar, Boiffard, Man Ray, Jean Painlevé, Claude Cahun, i cui capolavori fotografici fanno parte della mostra.
A completare la mostra e in “surreale antitesi” con la visione enigmatica di Magritte, ci pensa Marcel Duchamp con l’opera L.H.O.O.Q (1930) a dissacrare il dipinto più celebre e enigmatico del mondo, “La Monna Lisa” di Leonardo da Vinci, alla quale Duchamp aggiunge provocatoriamente baffi e pizzetto.

Il catalogo della mostra è stato pubblicato da Skira.

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