Sergio Vacchi. Mondi Paralleli


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Sergio Vacchi, La tribù di Greta Garbo, 1998

Le opere di Sergio Vacchi (Castenaso, Bologna, 1925 – Roma, 2016) sono esposte a Palazzo Fava di Bologna fino al 25 novembre prossimo nella mostra “Mondi Paralleli”, secondo un progetto realizzato da Genus Bononiae, Musei nella città in collaborazione con la Fondazione Sergio Vacchi, con il patrocinio di Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna, Città Metropolitana di Bologna e a cura di Marco Meneguzzo.

La mostra è realizzata a due anni dalla scomparsa del Maestro e già nel titolo intende richiamare proprio la capacità della pittura di Vacchi di compenetrare ambiti lontani dal mondo dell’arte, dal cinema alla letteratura al fumetto, anticipando la tendenza contemporanea alla contaminazione e al dialogo tra i diversi linguaggi artistici. Non a caso Vacchi, che da Bologna si trasferì a Roma nel 1959, entrò immediatamente in contatto non solo con il mondo artistico, ma con tutto il variegato ambiente intellettuale romano, stringendo amicizia con Renato Guttuso, Federico Fellini, Giuliana Calandra, Vittorio De Sica, Goffredo Parise, Paolo Volponi e numerosi altri artisti che gravitavano nella capitale e che mostrarono interesse ed entusiasmo per la sua personalissima pittura. A Roma Vacchi iniziò anche ad avere importanti collezionisti tra cui Carlo Ponti e Sofia Loren che acquistarono negli anni Sessanta ben centodieci suoi quadri.

Pittore quasi “compulsivo”, Vacchi procedeva per cicli pittorici a volte lunghissimi, altre esauriti in poche decine di quadri, tutti obbedienti ai propri impulsi, alle proprie storie, alla propria visione del mondo, spesso compenetrata di tragicità e ironia. Singolare la sua fortuna critica, che lo ha visto prima come esponente dell’informale, poi maestro del cosiddetto “ultimo naturalismo”, infine avviato verso un corrusco e scenografico surrealismo, pieno di rimandi simbolici.

Famosi sono infatti i “ritratti” e gli “autoritratti”, ideali e non, che Vacchi ha realizzato a partire dal 1965 per testimoniare dei propri amori intellettuali: Samuel Beckett, Franz Kafka, Alberto Savinio, Francesco Arcangeli, Giuliano Briganti, Roberto Tassi, Otto Dix, Greta Garbo, Francis Bacon e molti altri si ripetono ossessivamente nella sua “galleria dei ritratti” che è parzialmente riproposta al secondo piano di Palazzo Fava, sotto forma di “quadreria”.
Al piano nobile, invece, i grandi cicli cui era abituato Vacchi dialogano idealmente con quelli dei Carracci; si tratta di “storie”, di narrazioni, di incontri straordinari con i personaggi di tutte le epoche, in un’atmosfera cupa e grondante, che ricorda i notturni barocchi come le scenografie di Fellini e il Seicento al tempo stesso gaudente e penitente, come i trittici di Francis Bacon o le opere più misteriose di Max Ernst.

Un volume bilingue edito da Skira, con apparati scientifici completi e numerosissime illustrazioni accompagna la mostra, in cui sono contenuti i saggi critici inediti del curatore e di Renato Barilli, insieme a una testimonianza di Flavio Caroli.

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