Jan Fabre. I Castelli nell’Ora Blu


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Tivoli IV, 1990 – Cibachrome

Building organizza la mostra “I Castelli nell’Ora Blu” dedicata a Jan Fabre (Anversa, 1958) e dislocata in tre sedi a Milano: nella sede di Building, appunto, dove sono state collocate installazioni realizzate site-specific, mentre la mostra si completa nella basilica di Sant’Eustorgio e nella Cappella Portinari

Realizzata a cura di Melania Rossi, la mostra è visitabile fino al 22 dicembre prossimo e presenta una selezione di lavori realizzati da Jan Fabre dalla fine degli anni Ottanta, incentrati su due temi particolarmente significativi per il maestro: i castelli e l’Ora Blu.

Compongono la mostra disegni, collage, film, opere fotografiche e sculture che tracciano un percorso nell’immaginario più “romantico” e poetico, ma sempre radicale e simbolico.
La fusione estetica ed etica delle due tematiche nel pensiero di Jan Fabre, dichiarata nel titolo della mostra, è evidente nelle opere esposte, a partire da “Tivoli” (1990), uno dei lavori che ha consacrato la carriera artistica di Jan Fabre a livello mondiale. Qui Fabre ha ricoperto completamente il castello di Tivoli (Mechelen) con fogli disegnati a bic blu, che ha lasciato trasformarsi alla luce e alle intemperie. Una vera e propria performance architettonica che l’artista ha filmato giorno e notte, realizzando un film presente in galleria.

La tonalità dell’inchiostro bic ricorda all’artista l’atmosfera di quel momento speciale tra la notte e il giorno, tra il sonno e la veglia, tra la vita e la morte. L’Ora Blu, un momento di totale silenzio e perfetta simmetria in natura, quando gli animali notturni si stanno per addormentare e quelli diurni si stanno svegliando, in cui i processi di metamorfosi hanno atto. Teorizzata da Jean-Henri Fabre, considerato il padre dell’entomologia, l’Ora Blu ha ispirato a Jan Fabre una produzione di disegni a penna bic di vario formato, ma è soprattutto nelle opere di grandi dimensioni che l’occhio si immerge completamente nelle fitte linee blu, dove è difficile abbracciare con lo sguardo l’opera nella sua interezza. Il disegno, in questa produzione di Fabre, acquisisce dignità non solo autonoma ma anche tridimensionale, diventando scultura, architettura.

Su questa idea Jan Fabre lavora sin dai suoi esordi, dalla nascita della sua “bic art”.
Anche nei grandi formati in mostra, l’attenzione si concentra naturalmente su piccole porzioni di disegno per seguirne le linee ora più lievi, ora più marcate, oppure trova un immaginario punto di fuga negli insetti-foglia applicati sulla carta, che formano profili di torri castellane.
Come di fronte al grande telo in seta, esposto all’interno della basilica di Sant’Eustorgio, al cospetto delle sculture nella Cappella Portinari o nell’opera site-specific presso Building, siamo dentro il disegno, che diviene spazio, casa, castello.

Lo scopo primo, l’unico credo dell’artista è quello in difesa della bellezza e della fragilità dell’arte. Tivoli, Wolfskerke, Monopoli, sono i castelli su cui l’artista è intervenuto con il suo segno blu e sono ammantati della luce tipica di quell’ora magica.

La “via della spada” è “la via dell’arte”, ovvero la vera avant-garde dell’artista che, mentre sogna, disegna, scrive e inventa un universo personale partendo dalla grande tradizione che lo precede.

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