John Armleder. Plus ça change, plus c’est la même chose


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John Armleder, Plus ça change, plus c’est la même chose.
Photo ©John Armleder, courtesy the artist and Massimo De Carlo, Milano, London, Hong Kong

Il Museion di Bolzano apre la nuova stagione espositiva con la personale di John Armleder “Plus ça change, plus c’est la même chose” (più le cose cambiano, più rimangono le stesse), che rimarrà aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2019.

In oltre cinquant’anni di carriera, John Armleder (1948, Ginevra, Svizzera) ha sviluppato un’opera che va oltre i codici della critica e il sistema dell’arte per superare le barriere tra arte e architettura, arte e design, arte e oggetti d’uso quotidiano. La sua pratica multiforme si articola fra pittura, scultura, installazione ambientale, performance, video, testi critici e progetti editoriali e curatoriali. Unendo casualità e progetto, cultura alta ed entertainment, ironia straniante e analisi concettuale, Armleder ha messo in discussione, in tutto il suo percorso, il concetto di autore e l’idea di originalità e unicità dell’opera d’arte. Nonostante abbia creato un corpus estremamente eterogeneo di lavori, tutte le sue opere risultano frammenti, prospettive differenti di un’unica, grande opera: plus ça change, plus c’est la même chose!

In questa strategia, anche questa mostra diventa un grande, imprevedibile lavoro composto a sua volta da diversi lavori e concepito per rinnovarsi ogni volta che viene “utilizzato” dal pubblico. Al centro dello spazio espositivo si trovano tre grandi impalcature (scaffoldings): due sono calpestabili dal pubblico e dunque “performabili” e una funge da struttura di presentazione. L’impalcatura è elemento ripetuto nell’arte di Armleder, che gli permette non solo di riflettere sul display (allestimento) degli oggetti, ma anche di creare uno spazio naturalmente inclusivo e interattivo. L’opera rispecchia la giustapposizione tra falso e reale che attraversa il suo lavoro. Uno degli scaffolding calpestabili dal titolo Mondo Tiki 1 (Scaffodling) risale al 1999 ed è stato esposto per la prima volta presso la ACE Gallery di New York. Sono parte integrante di questo lavoro elementi luminosi come, per esempio, dei tubi fluorescenti, ma anche una selezione di b-movie degli anni cinquanta e sessanta presentati su monitor e una compilation sonora. Questa contiene, tra l’altro, della musica hawaiiana.

Attorno agli scaffoldings sono realizzati dei dipinti a parete (wall painting) di grande formato, con motivi che attingono a un vasto repertorio, dalla cultura popolare alla street culture, dal misticismo New Age fino alla storia dell’arte e, appunto, i b-movie hollywoodiani.

L’artista interviene anche sulle pareti dello spazio espositivo, su cui sono applicate ampie superfici specchianti argentate e dorate.

La mostra si estende sulla facciata mediale con il video Endless. Proiettato per la prima volta nel dicembre 2016, il lavoro riflette l’ossessiva passione dell’artista per l’immaginario e la costruzione culturale del Natale.

La mostra è a cura di Letizia Ragaglia ed è corredata da un catalogo monografico, in collaborazione con il museo MADRE, Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli.

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