Davide Balliano. Building Body


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Davide Balliano, Building Body

Davide Balliano (Torino, 1983) espone per la prima volta in una sede istituzionale italiana al MARCA, Museo delle Arti della città di Catanzaro fino all’11 novembre, proponendo la sua mostra personale “Building Body”, realizzata in collaborazione con la galleria Luce Gallery di Torino, la Fondazione Rocco Guglielmo e l’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, occasione in cui è presentata al pubblico la sua monografia.

La tecnica pittorica di Balliano a gesso nero e stucco articola forme geometriche variabili, archi dimezzati, spirali, dettagli architettonici barocchi e modernisti, su molteplici strati di diversi materiali. La parte grafica del suo lavoro è una forma di scrittura preliminare sottoposta durante le fasi di composizione a una progressiva alterazione, che agisce mediante la parziale erosione dei margini delle geometrie, il formarsi di sgocciolature, graffi e dettagli irregolari. Uno degli esiti di tale prassi di disordine controllato è quello di sospingere la pittura verso spazialità ibride e multidimensionali. Sin dall’uso del materiale di partenza, tavole di legno invece di tele, le sue opere sembrano formalmente resistere non solo al canone novecentesco della flatness, ma anche all’identificazione con una dimensione univoca e letterale di pittura. Il superamento di una rigida classificazione nei termini di base per altezza inaugura una dimensione spaziale che converge su di sé una molteplicità di elementi, plastici e materici, dando forma a un’esperienza non limitata alla sola percezione visiva. In Balliano opera la consapevolezza di una rinuncia a un’interpretazione strettamente razionalista della pittura ed in questo distacco si comprende la sua lontananza dalla fede nei principi della letteralità propria della grammatica del modernismo astratto del ventesimo secolo. La matrice genetica della sua pittura tende a ricercare allusioni tridimensionali, mediante irregolarità, stesure di colore molteplici e stratificazioni di materiali eterogenei. Due elementi sintattici dominano così la sua azione pittorica, l’impostazione formale e la sua dissoluzione, il canone del modello geometrico e la sua negazione. Ogni tavola di Balliano è una dimensione in divenire, un campo di azione dove l’artista interviene istruendo un processo creativo che si allontana il più possibile dall’ipotesi di un formalismo geometrico per fare irrompere uno spazio di trasformazione. Le opere dell’artista sono un tentativo di mediazione con l’entropia che determina ogni ambito dell’esperienza umana e naturale. Ciascuna di esse apre a scenari percettivi variabili, in alternanza tra forme predefinite e loro imperfezioni, superfici nitide e abrasioni. Le opere esito di questa evoluzione diventano sintesi di possibilità tattili e riferimenti architettonici, dimostrando come la pittura di matrice non figurativa non si sottragga all’elaborazione del reale ma sia esito di un più intenso confronto con i suoi dati.

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