Nomadi dell’Asia. Storie di donne e uomini tra steppe e altopiani


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Nomadi dell’Asia

Da oggi al 14 ottobre, il MAO, Museo d’Arte Orientale di Torino, ospita una mostra fotografica di Carla e Giorgio Milone, una coppia di viaggiatori e fotografi di Torino che hanno da sempre affiancato alle rispettive professioni la passione per la conoscenza e la scoperta del mondo.

In questa mostra è proposto un viaggio lungo migliaia di chilometri nei Paesi dell’Asia Centrale e Settentrionale documentato con quasi 100 scatti, perlopiù fotografie dedicate alla vita quotidiana delle popolazioni che ancora praticano il nomadismo.

Aiutano a contestualizzare le vivide immagini gli antichi tessuti da collezione risalenti alla seconda metà del XIX secolo prestati dalla Galleria Battilossi di Torino. Tra i manufatti esposti un qasqay iraniano, un kilim tagiko, una sacca shasavan curda, una guida da meditazione e un coprisella tibetani.

Il percorso espositivo presenta nella prima parte gli scatti dedicati ai nomadi delle regioni dei Monti Zagros in Iran e si sviluppa seguendo le rotte dell’Asia centrale, in Kirghizistan, in India, nelle regioni himalayane, lungo le praterie mongole, sino ad arrivare alla Cina e alla Siberia. Oltre ai grandi spostamenti che coinvolgono intere comunità decise a dominare spazi ostili, le immagini raccontano storie di famiglie e di tribù, di sforzi collettivi e singole esperienze, feste, momenti di lavoro e di riposo, donne che tessono e cucinano, pascolano le mandrie e cullano i bambini, uomini che cacciano con l’aquila, che si scambiano segni di amicizia, o si occupano con tutta la famiglia degli animali e dei lavori più pesanti.

Accanto alle grandi storie ci sono le piccole storie, c’è il tempo per ornare la propria dimora, per decorarla con ricami e ghirlande, per vestire abiti sontuosi, indossare gioielli, curare il proprio aspetto, giocare, scherzare con i più piccoli, creare meraviglie in lana e pelli.

Questi scatti raccontano un’organizzazione sociale ed economica creata dall’uomo fin dai tempi più antichi allo scopo di sopravvivere e crescere in condizioni ambientali difficili o addirittura estreme.

I nomadi dell’Asia si spostano a piedi e a cavallo, a dorso di dromedario e in slitta, talvolta in barca, portando con sé tende, yurte e tutto ciò che serve a ricomporre la vita per la famiglia e la comunità. Da tempo immemorabile perpetuano le tradizioni dell’allevamento: giorno dopo giorno, il tempo ruota intorno ai loro animali che stabiliscono il ritmo di vita e lo scandire delle stagioni. Si fermano sull’erba, sulla neve, ai piedi delle montagne, sulle rive di laghi e di mari, seguendo tracciati non indicati su una mappa o da alcuna bussola o sestante, tramandati nei secoli solo dalle parole.

Grandi migrazioni di animali e di uomini, orizzonti infiniti, nell’abbacinante luce della taiga del Grande Nord o nei deserti e tra gli altopiani infiammati dell’Iran o dell’Asia Centrale.

I testi della mostra sono a cura di Cristina Bava.

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