Diego Marcon. La miserabile


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Diego Marcon, Ludwig

Fino al 26 agosto, alla Triennale di Milano è allestita la prima mostra personale di Diego Marcon (Busto Arsizio – VA, 1985) in una istituzione. È una mostra, realizzata a cura di Edoardo Bonaspetti, in cui l’artista sperimenta con la potenza evocativa di ciò che non è immediatamente visibile, di quanto appare ambivalente, ai limiti dell’immagine e dell’esistenza.

Per l’artista, vivere è miserabile e non risparmia nessuno. Forse è questa la ragione per cui l’artista decide di trasformare lo spazio dell’Impluvium della Triennale di Milano in una camera silenziosa e perturbante.

La miserabile è una condizione esistenziale, uno stato d’animo e una scena che prende forma a partire da un nucleo figurativo centrale: un capezzale su cui riposa, malata, una figura femminile. Attorno, diversi personaggi vegliano il suo corpo, affaccendati in piccole ed enigmatiche azioni. L’immagine della fanciulla moribonda, topos della rappresentazione sentimentalista, è definita attraverso i caratteri dell’illustrazione infantile e del cartone animato, in un’atmosfera opaca e di torpore.

L’ambiente è essenziale, accentua la carica emotiva del lavoro e circoscrive uno spazio di nevrosi e febbrile chiusura in sé, in cui i personaggi che popolano il mondo di Marcon sono ineluttabilmente e indefinitamente prigionieri. Isolate e nella penombra, quasi le si volesse tenere al riparo da sguardi inopportuni, le figure si offrono allo spettatore in un luogo di contemplazione, invitandolo a indugiare sulle azioni arrestate in una posa. L’artista, in questa occasione, supera i formati dell’immagine in movimento a cui si è dedicato nei suoi più recenti progetti, per operare una sperimentazione sulla potenza evocativa di ciò che non è immediatamente visibile, di quanto appare ambivalente, probabilmente patetico, ai limiti dell’immagine e dell’esistenza.

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