Jan Fabre. Ecstasy & Oracles


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Jan Fabre – La lealtà che tiene sotto controllo il tempo e la morte I della serie “Vanitas vanitatum, omnia vanitas”, 2016, Corazze di scarabeo “gioiello” su supporto ligneo, cm 227×172,2×8 – Linda and Guy Pieters Collection, Belgium

A partire da questo mese di luglio e fino al 4 novembre Agrigento e Monreale ospitano la mostra “Jan Fabre. Ecstasy & Oracles”, una selezione di lavori sia noti che inediti realizzati dall’artista fiammingo in un percorso che si snoda tra siti archeologici, luoghi di culto, monumenti e biblioteche di queste due città siciliane.

Il progetto è curato da Joanna De Vos e Melania Rossi; è organizzato da MondoMostre e promosso dalla Regione Siciliana – Assessorato regionale, Dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo, Polo Culturale di Agrigento, in collaborazione con la Città di Palermo, l’Arcidiocesi di Monreale, il Comune di Monreale, il Comune di Agrigento e l’Arcidiocesi di Agrigento. La mostra è tra i Manifesta 12/CollateralEvents e si inserisce nel cartellone di eventi di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018.

Sono esposti oltre cinquanta lavori realizzati da Jan Fabre tra il 1982 e il 2016: serie di disegni a matita e penna bic; sculture in diversi materiali, dalla cera al bronzo; film che documentano performance e mosaici realizzati con preziose ma solide e cangianti corazze di scarabei.

A Monreale, all’ex Dormitorio e sala ad esso adiacente, Capella di San Benedetto, sono esposti 10 grandi pannelli realizzati a mosaico, dal titolo “Vanitas vanitatum, omnia vanitas”, in cui le tessere sono costituite da corazze cangianti di scarabeo. Nel Duomo di Monreale è esposta l’opera “L’uomo che porta la croce”. Nello stesso Complesso sono esposte anche le tre sculture in bronzo color oro che rappresentano degli scarabei recanti sul dorso rispettivamente una croce latina, un albero di alloro e un bastone vescovile.

Nel Parco Archeologico di Agrigento, lungo il percorso esterno, Villa Aurea, si snoda il progetto che intende indagare la tematica degli “oracoli” attraverso la presentazione di due macro sezioni, di cui: la prima riguarda la realizzazione di una istallazione video, ideata dal maestro appositamente per questo progetto ed ispirata al significato mitologico, filosofico e storico degli straordinari templi (Giunone, Concordia, Ercole, Giove e Dioscuri), installazione esposta in prossimità del Tempio della Concordia. Intorno, anch’esse immerse negli elementi naturali, ci sono le grandi tartarughe di terra; la seconda sezione riguarda l’esposizione, all’interno della Villa Aurea, di una selezione di opere del maestro con sculture di dimensioni contenute, disegni e video in 8 e 16mm (realizzate nel corso di diversi decenni di produzione e quindi dall’importante valore documentativo) che vedono protagoniste sempre le tartarughe, simbolo ricorrente dell’arte di Fabre.
Al Museo regionale archeologico “Piero Griffo”, sono presenti due sculture in bronzo della serie Chapters (2011), autoritratti dell’artista con l’aggiunta di attributi animali.

Il percorso espositivo prosegue nella città di Agrigento, dove sono collocate alcune sculture di piccole dimensioni sempre sul tema delle tartarughe e un’opera in bronzo a grandezza naturale: “L’uomo che dà la luce”.
Alla biblioteca Lucchesiana ci sono tre opere della serie “Thinking models”, in vari materiali, che combinano due ricerche molto importanti per l’artista: lo studio del cervello umano e il tema del carapace esterno (delle tartarughe e degli insetti) come protezione naturale. La chiesa di Santa Maria dei Greci, idealmente collegata alla Valle perché nata sulle fondamenta di un antico tempio greco, ospita due sculture Greek tragedy & Greek victory, tartarughe in bronzo che richiamano le opere allestite nella valle sottostante, oltre ad una piccola e preziosa opera all’interno della chiesa, quasi una reliquia sempre sul tema dell’animale oracolare.
Nel chiostro della chiesa di Santo Spirito, vi è la scultura in bronzo a dimensioni naturali “L’uomo che dà il fuoco”, è un autoritratto dell’artista nell’atto di proteggere la fiamma “sacra” con un lembo del cappotto.

Il catalogo della mostra è edito da Skira.

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