Gino De Dominicis. GDD – Genio della dimensione


Stampa
Nel ventennale della scomparsa di Gino De Dominicis (Ancona, 1947 – Roma, 1998), tra i numerosi eventi culturali promossi da Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018, il Polo Museale regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo promuove, in collaborazione con Assessorato Regionale dei Beni Culturali, Dipartimento dell’Identità Siciliana, la mostra “GDD – Genio della dimensione”, curata da Vittorio Sgarbi e allestita a Palazzo Riso, fino al 26 agosto nella stessa città.

Sono qui esposte 60 opere pittoriche e grafiche dagli anni ‘80 alla fine degli anni ’90, alcune delle quali provenienti da collezioni private, seguendo un percorso coerente dal punto di vista stilistico e concettuale, concentrato sui temi mitologici e dell’immortalità.
Le opere in mostra evidenziano il ruolo complesso che la figura di De Dominicis ha assunto nel panorama culturale italiano e internazionale. Già dalla sua prima importante personale nel 1969, presso la galleria romana L’Attico, l’opera di De Dominicis era caratterizzata da un modo di porsi non convenzionale nei confronti dei dogmi della scienza e della cultura. Opere come “Poltrona per un viaggio nello spazio”, “Due verifiche di invisibilità”, e il suo stesso “Necrologio”, hanno già tutte le sfumature paradossali del superamento dei limiti fisici e della realtà umana, della riflessione metalinguistica e dell’impossibile realizzazione di quanto descrivono nel loro stesso titolo. Così come l’istallazione audio dal titolo “D’IO”, presentata sempre nella stessa galleria romana nel 1971, opera unica nello spazio completamente vuoto, è l’istrione acustico che ironicamente diffonde il mistero dell’identità trasfigurata dal mito. Oltre al personaggio mitizzato, le opere in mostra a Palazzo Riso restituiscono un percorso artistico in cui De Dominicis costruisce il proprio “personaggio” e lo inserisce in una storia dell’inattualità e della distanza critica del presente. Gli “alter ego” fantastici di De Dominicis, dall’eroe sumero Gilgamesh alle figure aliene smaterializzate d’oro, evidenziano l’attività dell’artista totale rispetto al discorso critico e di mercato, così da riconoscere in lui il parodista, l’artista mimetico e performativo che rivendica il primato dell’opera e dell’artista.

Share Button

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *