Gong di Eliseo Mattiacci


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Eliseo Mattiacci con una sua opera

Al Forte di Belvedere di Firenze, fino al 14 ottobre, è allestita “Gong”, una imponente mostra antologica dedicata a Eliseo Mattiacci (Cagli, Pesaro, 1940), considerato tra i protagonisti dell’arte contemporanea e uno dei pionieri dell’avanguardia italiana della fine degli anni Sessanta, ispirato inventore di nuove relazioni spaziali e concettuali tra arte e natura, tra uomo e ambiente.

Sono esposte in totale venti sculture tra l’esterno del Forte e l’interno della Palazzina, oltre a circa ottanta disegni, che per la prima volta rendono merito all’attività grafica di Mattiacci.

Negli spazi interni del Forte, tra le opere storiche è esposto il “Tubo” (1967) di circa sessanta metri di estensione ed è ripresentata l’installazione “Recupero di un mito” (1975) e l’opera sonora “Echi di suoni e cani che abbaiano” (1983).

Sono altresì esposte opere degli esordi come “Scultura lunatica” del 1962. Tra i lavori più recenti, un’intera stanza ospita l’installazione con i pianeti in alluminio sulla superficie stratificata in pallini in piombo di “La mia idea del cosmo” (2001), mentre le grandi eliche in alluminio di “Dinamica Verticale” (2013) occupano gli spazi al piano terreno.

Al primo piano c’è una sequenza di stanze dedicate tutte al disegno, una vera e propria “mostra nella mostra” che approfondisce in maniera sistematica le stagioni di questa pratica costante e ancora poco sondata del lavoro di Mattiacci. I disegni esposti rievocano il clima delle performance degli anni ’70, il ciclo “Predisporsi ad un capolavoro cosmico-astronomico” del 1980-81, i frottages su metallo dei “Campi Magnetici”, le “Cosmogonie”, fino ai recenti “Corpi Celesti” del 2005-2015.

Nei giardini terrazzati del Forte di Belvedere, sono collocate le grandi opere in acciaio d’ispirazione cosmico astronomica, orientate da un lato verso la città, dall’altro verso le colline che ospitano l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, non lontano dall’ultima residenza di Galileo Galilei. Avvalendosi dei prestiti provenienti da collezioni pubbliche e private, in questo sistema di riferimenti spaziali sono disposti i lavori realizzati a partire dalla fine degli anni Ottanta fino agli anni più recenti, come i due totem “Verso il cielo” (1987), “Equilibri precari quasi impossibili” (1991), “Segno australe – Croce del Sud” (1991), “Gong” (1993), “Vie del cielo” (1995), i dischi di “Ordine cosmico” (1995-96), “Totem con nuvola” (1996), e l’inedita “Scultura che guarda” (1997-2013).

In occasione della mostra, il Museo Novecento presenta in anteprima la scultura “Per Cornelia” (1985) e il grande disegno “Occhio del cielo” (2005), in concomitanza con la riapertura della collezione permanente della Raccolta Alberto della Ragione, a sancire una correlazione scientifica e progettuale tra gli spazi della Fortezza di San Giorgio e quelli all’interno delle Ex Leopoldine, in piazza Santa Maria Novella.

La mostra è realizzata con il supporto di Galleria Poggiali.

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