Gio’ Pomodoro. Panta rei


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Gio’ Pomodoro, mostra Panta Rei, Urbino

Fino al 15 luglio prossimo, la Galleria Nazionale delle Marche dedica una mostra antologica ad uno dei più emblematici scultori italiani del’900, Gio’ Pomodoro (Orciano di Pesaro, 1930 – Milano, 2002), allestita negli spazi prestigiosi di Palazzo Ducale a Urbino, sede della Galleria Nazionale delle Marche.

La mostra, voluta dal Direttore Peter Aufreiter, nasce dal progetto ideato dall’architetto Marisa Zattini, curatrice dell’evento, col figlio dell’artista Bruto Pomodoro che propone un dialogo inedito fra l’arte rinascimentale e la scultura classica contemporanea. Questo omaggio al Maestro marchigiano avviene a sedici anni dalla sua scomparsa e a quattordici anni dall’inaugurazione della piazza a lui dedicata a Orciano, grande “Luogo scolpito” dell’artista nelle sue amate terre d’origine.

Profondamente legato ai propri luoghi natali, Gio’ Pomodoro ha più volte ricordato quanto la cultura materiale, paesaggistica e storica del Montefeltro abbia influito sul suo percorso artistico e intellettuale: la scoperta in età giovanile dei capolavori dell’umanesimo rinascimentale, in particolare quelli di Piero della Francesca e di Raffaello custoditi nelle sale della Galleria Nazionale, sono stati fondamentali per lo sviluppo creativo del giovane artista.

Il cortile di Palazzo Ducale, nelle sopralogge e negli affascinanti spazi sotterranei, appannaggio della corte di Federico, Duca di Montefeltro, ospita 25 sculture fra marmi, bronzi e poliesteri, alcuni di dimensioni monumentali. A completamento della mostra si possono ammirare una dozzina di grandi carte disegnate a china, alcune delle quali inedite, strettamente connesse al ciclo delle Tensioni, alle quali il progetto espositivo è interamente dedicato.

Nel decennio che va dal 1958 fino al 1968, abbandonate le esperienze legate all’Informale, Gio’ Pomodoro sviluppa una propria ricerca legata alla espressione del vuoto.  Le Superfici in tensione, declinate nelle loro molteplici forme, Folle, Tensioni, Forme Distese, Radiali, ne individuano la natura in un fluire continuo, dove “il vuoto coincide con il pieno in un espandersi virtualmente infinito”.

Abbandonata la ricerca all’inizio degli anni ’70, per seguire la geometria e i numeri ad essa legati, si assiste a una ripresa delle Tensioni a partire dall’inizio degli anni ’90 con le opere, documentate in mostra, quali la Figlia del Sole, le Derive fino agli ultimi Frammenti di Vuoto, opere monumentali che chiudono l’esperienza artistica del Maestro sul nascere del nuovo millennio.

Per l’occasione è stato pubblicato un catalogo bilingue (italiano e inglese) che documenta la rassegna, contiene i testi critici a firma di Marisa Zattini e del Professor Enrico Crispolti, oltre ai contributi di Bruto Pomodoro, Emilio Mazza (Professore Associato del Dipartimento di Studi Umanistici – IULM), Marco Meneguzzo (Presidente dell’Archivio Gio’ Pomodoro) e un ricco apparato documentario dei testi di Gio’ Pomodoro, con le fotografie delle opere collocate a Palazzo Ducale, frutto della campagna fotografica dell’architetto Gian Paolo Senni.

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