Tarocchi del Mantegna


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C. POESIA. XXVII.27.
La Poesia è una delle immagini nuove della serie (nel Medioevo non aveva una personificazione), introdotta probabilmente per portare il numero degli elementi a 10, dopo la Musica, per indicarne la stretta correlazione.
Su basi neoplatoniche viene letta con significato sapienziale: è in grado cioè di svelare sia la terra che il cielo (da qui l’imago mundi ai suoi piedi). Seduta sul Monte Parnaso accanto alla fonte Castalia suona un flauto, simbolo di eloquenza e versa del liquido da una brocca in una pozza, in un rito di purificazione lustrale riferito nell’ambito del pitagorismo alla musica.
Si notino la doratura nei polsini e il numero (34) aggiunto in basso ad inchiostro da una grafia antica, che testimonia del precoce smembramento della serie.

Alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, fino al 1 luglio è esposta la mostra che presenta i “Tarocchi del Mantegna” nelle collezioni della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, composta da 28 fogli della più antica nonché misteriosa serie a stampa, realizzata alla metà del ‘400 in Italia settentrionale, di proprietà dell’istituzione milanese, giunta in collezione forse già con il nucleo di opere di Federico Borromeo. Accanto a essi è esposto il manoscritto del Crater Hermetis dell’umanista marchigiano Ludovico Lazzarelli, che utilizzò alcune sequenze dei “Tarocchi” come fonte di ispirazione per comporre un’opera poetica.

I cosiddetti “Tarocchi del Mantegna” sono composti da 50 stampe incise a bulino di altissima qualità, caratterizzate da un tratto molto sottile, grande dovizia di particolari, un raffinato sistema di tratteggio incrociato per le ombreggiature, divise in cinque serie di 10 elementi ciascuna, che raffigurano nell’insieme l’uomo come microcosmo e l’universo come macrocosmo.

Il fatto che queste incisioni siano per la maggior parte conservate in esemplari sciolti, il formato della stampa simile a quello delle carte da gioco e alcuni soggetti, hanno in passato indotto erroneamente la critica a ritenere che si potesse trattare di un insolito mazzo di tarocchi. Gli esemplari conservati in Ambrosiana sono impreziositi da diversi particolari realizzati in oro in foglia e dall’utilizzo di lumeggiature dorate, in alcuni casi ancora apprezzabili.

I “Tarocchi del Mantegna”, in origine si presentavano rilegati all’interno di libri che, a causa del loro successo collezionistico, vennero ben presto smembrati. Per consentire al visitatore di apprezzare appieno la loro forma primitiva, lungo il percorso espositivo sarà installata una postazione multimediale dove verrà mostrato in digitale l’esemplare conservato nella Pinacoteca Malaspina di Pavia.

A corredo della mostra, Mondadori Electa ha pubblicato il volume “L’Uomo Divino. Ludovico Lazzarelli tra il mazzo Sola Busca e i Tarocchi del Mantegna”, con una proposta per Lazzaro Bastiani, a cura di Laura Paola Gnaccolini, dove si approfondisce la personalità di questo affascinante protagonista del Rinascimento italiano, degno di stare accanto a Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, a cui è già stata recentemente riconosciuta la responsabilità dell’invenzione dei Tarocchi Sola Busca.

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